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Vecchio 08-02-2018, 15:57   #91
Simone
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oramai siamo a tiro con lo split (forecast a 72 h). Altra cosa positiva: vento zonale che diventa da est anche in troposfera (seppur ad alte latitudini per ora) nei giorni a seguire. Piú in basso VP che continua ad esser disposto malino per noi purtroppo. Ma intanto situazione che non si butta via
un mattoncino alla volta.....
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Vecchio 08-02-2018, 19:10   #92
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gfs 12 pessimo stasera, parlando sempre di fanta....
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Vecchio 09-02-2018, 10:14   #93
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gfs non vede più nessun blocco, ma solo atlantico sparato, molto strano....
reading conferma il possente blocco a partire dal 17, speriamo abbia ragione.
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Vecchio 09-02-2018, 19:40   #94
Simone
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Gfs torna a riproporre il blocco atlantico sfornando carte da sogno. Segnali che danno fiducia...
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Vecchio 09-02-2018, 22:36   #95
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Reading ancora con blocco. Si vede già dalle 168h.
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Vecchio 09-02-2018, 23:47   #96
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Nelle emisferico e sembrerebbe esserci sincronismo tra onda pacifica e atlantica
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Vecchio 10-02-2018, 11:20   #97
gibo
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Mi sembra che piano piano tutta questa enfasi da Stratwarming stia scemando, con molti che aggiustano il tiro.
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Vecchio 10-02-2018, 12:07   #98
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Mi sembra che piano piano tutta questa enfasi da Stratwarming stia scemando, con molti che aggiustano il tiro.
Tutti gli anni o quasi ci si aggrappa alla stratosfera e poi non succede nulla. Normale amministrazione
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Vecchio 10-02-2018, 13:21   #99
Peval
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Mi sembra che piano piano tutta questa enfasi da Stratwarming stia scemando, con molti che aggiustano il tiro.
ECMWF che fino a ieri vedeva gli effetti propagarsi fino alla troposfera, oggi situazione totalmente cambiata. Alla fine temo che almeno in questa fase iniziale di sto warming in stratosfera non ce ne faremo nulla Peccato perchè ci credevo
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Vecchio 10-02-2018, 13:31   #100
gibo
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Essendo molto diffidente a questi argomenti, riporto il pensiero di qualcuno che reputo serio (non so se esperto)

Riporto da Facebook

STRATWARMING: NON È TUTTO GELO CIÒ CHE LUCCICA.

Cari amici, ben ritrovati. Nell’articolo di oggi parliamo di un argomento affascinante che però negli ultimi giorni è stato fatto entrare prepotentemente nell’informazione meteorologica per prevedere un fine febbraio da brivido non solo in Europa, ma anche in Italia: si tratta dello Stratwarming. Con questo fenomeno, i fisici dell’atmosfera intendono un riscaldamento repentino della stratosfera polare, cioè di quel settore della colonna atmosferica che sovrasta il Polo e che si trova sopra la troposfera, il luogo dei fenomeni meteorologici. Questo repentino aumento della temperatura determina un indebolimento del Vortice Polare, quella immensa struttura ricolma di aria gelida che nella stagione invernale raggiunge l’apice della propria espansione e potenza, all’incirca sulla verticale delle aree polari dell’Emisfero Nord: dal momento che la struttura di questa figura è paragonabile a una giostra che ruota in senso antiorario (ciclonico) occupando sia la stratosfera che la troposfera, nella letteratura scientifica si parla di Vortice Polare Stratosferico (VPS) e di Vortice Polare Troposferico (VPT). È facile allora concludere che il fenomeno dello Stratwarming interviene rompendo in più parti (detti lobi) la parte del Vortice Polare che si trova in stratosfera, cioè il VPS.

Perché, allora, è diventato così interessante parlare di questo argomento negli ultimi giorni? Perché la modellistica numerica che si occupa di prevedere l’evoluzione del VPS ha lasciato intendere che è previsto un repentino riscaldamento di alcuni settori della stratosfera polare entro la prima parte della prossima settimana. A circa 30.000 metri di quota, nei prossimi quattro giorni il VPS vedrà infatti un sensibile aumento della temperatura stimabile in circa 60 °C (da -70 °C a -10 °C) in appena 96 ore nell’area europea che causerà una trasformazione repentina della sua struttura. Il VPS passerà così dall’essere caratterizzato da una forma a occhiale con due minimi (il primo tra il Canada e la Groenlandia e il secondo sulla Siberia, fig. 1 a sinistra) a due distinte circolazioni depressionarie in cui il primo lobo dovrebbe collocarsi sempre nei dintorni del Canada, il secondo dovrebbe muoversi grosso modo verso l’Europa orientale (fig. 1 a destra) e nel mezzo un Anticiclone Polare (AP). Il problema legato all’informazione meteorologica che sta andando per la maggiore in questi giorni è considerare l’evoluzione del lobo 2 del VPS che si trova a 30.000 metri di quota per prevedere scenari gelidi in arrivo sull’Europa e sull’Italia, così gelidi da scomodare perfino ciò che successe nel 1985, quando a cavallo tra il dicembre dell’anno prima e il gennaio proprio di quell’anno si verificò uno Stratwarming simile, sia per intensità che per localizzazione.

È possibile saltare a conclusioni così affrettate? Assolutamente no. È certamente vero che i fenomeni di surriscaldamento stratosferico fanno aumentare la probabilità di avere irruzioni di aria gelida verso le basse latitudini dal momento che il Polo viene occupato da un campo anticiclonico che costringe l’aria gelida a trovarsi casa a latitudini più meridionali, però è anche vero che il disturbo arrecato al Vortice Polare dal surriscaldamento non deve interessare solo la stratosfera, ma anche la troposfera: anche il VPT deve quindi indebolirsi e presentare una rottura in lobi. È quindi nostro compito muoverci verso il confine tra stratosfera e troposfera e vedere per esempio se, dopo un certo ritardo rispetto ai tempi di attuazione del riscaldamento stratosferico, il segnale di rottura riesce a propagarsi anche in troposfera destabilizzando così anche il VPT. A tal proposito, ci viene in aiuto la previsione della “vorticità potenziale” calcolata dal modello del centro europeo per lunedì 19 febbraio, cioè sei giorni dopo rispetto a quando il riscaldamento stratosferico avrà destabilizzato il VPS. Detto in parole semplici, con questo parametro andiamo a osservare le aree dell’Emisfero Settentrionale in cui c’è la maggior predisposizione dell’atmosfera a far ruotare in senso ciclonico le masse d’aria. Osservando allora la figura 2, risulta fin troppo evidente come le zone in cui la vorticità potenziale è prevista essere massima siano coincidenti con il primo lobo del VPS, mentre per il secondo lobo non ci sarebbe corrispondenza tra stratosfera e troposfera in quanto sull’area europea la vorticità potenziale è prevista minima e quindi poco significativa.

Ne consegue allora che, almeno fino alla fine della seconda decade di febbraio, le forzanti che avranno in mano le redini della circolazione atmosferica dovrebbero essere nettamente spostate verso il primo lobo del VPT perché sarebbe quello con maggiore energia a disposizione. E infatti, se scendiamo ancora di quota, entriamo in troposfera e ci spostiamo sulla superficie isobarica di 500 hPa (fig. 3), la modellistica numerica ci mostra come sia ancora il lobo 1 del VPT, con la sua strettissima rete di isoipse, a condizionare marcatamente la disposizione del flusso in uscita dal continente americano e diretto verso l’Oceano Atlantico e i settori europei occidentali. Questo segnale evidenzia solo una cosa e cioè che, per il momento, sarà ancora il Vortice Canadese a fare il bello e il cattivo tempo inviando verso l’Europa sistemi di onde più o meno sviluppate in ampiezza, nelle cui conche potrebbero collocarsi normalissime irruzioni di aria fredda tipiche delle nostre latitudini. Su quanto accadrà nella terza decade nelle linee generali e a scala emisferica non è ancora possibile saperlo: bisognerà seguire l’evoluzione passo dopo passo, evitando di forzare le conclusioni perché dispiace, poi, se è la scienza a pagare dazio e a perdere stima per colpa di un’informazione urlata che pensa solo a visibilità e a ritorni economici a suon di click selvaggio.

Andrea Corigliano.
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