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30-09-2024, 09:55 | #1 |
Responsabile Sez. "Angolo della Neve"
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Località: Boncellino NW (fraz. di Bagnacavallo - RA) - 9 m. s.l.m.
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L'alluvione del 19/09/24 a Boncellino (RA) ed in Romagna
Mi sveglio, sono sul divano, mi ero addormentato mentre cercavo di tenermi aggiornato sulla situazione. Guardo il cellulare: la vicina mi avvisa che è tracimato nuovamente il fiume, ci risiamo.
Facciamo, però, un salto indietro. Da Faenza (RA) (dove fummo coinvolti dalla 2° alluvione), dal 15/06/24 ci siamo trasferiti a Boncellino (RA), dove ci furono tra gli epicentri maggiori di entrambe le 2 disastrose alluvioni di maggio '23. A differenze delle 2 precedenti alluvioni, questa volta i modelli matematici previsionali non erano tutti dello stesso "parere", sia in termini di quantitativi (c'erano alcuni devastanti, altri con previsione di pioggia intensa ma, comunque, normale) sia in termini di posizionamento (chi vedeva i massimi sul riminese, chi sulla pianura ravennate, chi sull'Appennino). Io, questa volta, mi sentivo tranquillo: i fiumi partivano da un livello molto più basso di quello del 16/05/23 ed i massimi precipitativi me li aspettavo in pianura, non in collina: questo avrebbe portato allagamenti sì, ma solo da fossi, canali e cose simili, non dai fiumi i quali, per ingrossarsi, hanno bisogno di precipitazioni forti in media collina; al più, pensavo a qualche tracimazione locale del Senio e del Marzeno, che hanno caratteristiche torrentizie anziché da fiumi. Il 17 si parte con la pioggia che inizia a spingere in Appennino, mentre in pianura piove di meno, ma si sapeva: il minimo pressorio era previsto in risalita nei 2 giorni successivi. Il 18 la situazione inizia a diventare preoccupante: la mattina passa sotto un diluvio incessante, ad ondate, ma pur sempre incessante, dalla media collina alla pianura pedecollinare (molto meno a Boncellino (RA)). E' impressionante la quantità di pioggia che, a differenza delle altre 2 alluvioni di maggio '23, risulta molto più convettiva, a rovesci, seguiti da momenti più tranquilli e, poi, a nuovi diluvi monsonici. Si iniziano a registrare i primi allagamenti in pianura, ma si tratta di allagamenti da fossi, canali, campi che non scolano, nulla di eccezionale. Nel pomeriggio le precipitazioni cessano quasi completamente in pianura per addossarsi, con ancor più violenza, sulla media collina: il cielo nero si tinge di note anche violacee verso i contrafforti appenninici. Il mio socio di Modigliana (FC) continua a mandarmi messaggi che descrivono una situazione assurda: diluvio incessante, estremo, infinito. Inizio a preoccuparmi: ho il fiume a meno di 2 km da casa, proprio di fronte alla rotta dell'anno scorso (che si ruppe 2 volte): vado a vedere il Lamone alle 17:00: è tranquillo, è basso, mi tranquillizzo anch'io. La sera decidiamo di andare a Faenza (RA): per andarci, si passa da una strada sull'argine del Lamone: guardiamo, è impressionante. In 2 ore e mezza l'acqua è salita vertiginosamente ed il diluvio continua ad imperversare in Appennino: nel frattempo è ripreso a piovere anche in pianura in maniera decisa. Nemmeno il tempo di guardare il Lamone che veniamo a conoscenza dell'alluvione a Modigliana (FC), con il torrente che è esondato in più punti, mentre il Marzeno ha iniziato a tracimare pure più a valle ed anche il Senio inizia a far paura. D'un tratto inizio ad essere pessimista: passiamo dai suoceri per consigliarli di evacuare (abitano esattamente sotto l'argine del Lamone, in una curva) e noi, dopo un breve giro, torniamo a casa a portare tutto ciò che riusciamo ai piani alti. La pioggia ha ripreso a cadere incessante anche in pianura, ma è in collina dove continua a diluviare come un'ossesso. A mezzanotte ripasso dalla strada sul Lamone e mancherà circa 1 metro alla tracimazione: è poco, considerando che la piena deve ancora arrivare in pianura e di pioggia ne deve ancora cadere molta. Torno a casa e mi metto sul divano, l'unica cosa rimasta per terra ai piani bassi: intanto in Senio ha esondato a Cotignola (RA) e la situazione continua a degenerare. Mi addormento e, qui, ritorniamo all'inizio del racconto. La nostra vicina ci avvisa che ha saputo che il Lamone ha iniziato a tracimare anche qui a Boncellino (RA): sveglio mia moglie e, sulle 4:30, esco di casa a controllare la situazione: a meno di 600 metri da casa nostra l'acqua del Lamone sta invadendo le case e la Protezione Civile ci avvisa che è in atto qualcosa più di un semplice sormonto, perché ne sta uscendo veramente troppa di acqua per essere una semplice esondazione. Si parla, inoltre, di centinaia di metri di fronte dell'esondazione ed, infatti, l'acqua sta provenendo sia da est che da sud che da nord, mentre, la pioggia, incessante, continua a cadere. E' una situazione, nuovamente, da film: nel buio della notte, sotto la pioggia battente, con l'acqua che vedi arrivare da più fronti e la consapevolezza che la tracimazione sta interessando diverse centinaia di metri, perciò un fronte enorme e le luci blu della Protezione Civile, gli elicotteri in cielo, gli annunci col megafono che esortano ad andare ai piani alti, le telefonate del Comune alle 4:00 di notte che ti avvisa dell'alluvione... Ma chi non l'ha vissuta, non può capire appieno. Torno a casa, tiro su anche tutte le cose che abbiamo in officina, nella stalla, nel garage e negli altri servizi esterni e rimaniamo in attesa. Alle 6:00 esco nuovamente di casa e, nella strada parallela alla nostra, è un mare, infinito, sterminato, di acqua che sta avanzando inesorabilmente e tu ti senti impotente davanti alla forza della Natura. Torno a casa, guardo dalla finestra e l'acqua ha già superato la strada parallela e sta marciando dritta verso casa nostra, mettiamo una specie di sacco antiacqua alla porta ma, ormai, siamo rassegnati: l'acqua ci invaderà anche la nostra nuova casa. Altri 5 minuti ed eccola: l'acqua inizia ad inondare il nostro cortile, passa davanti alla porta-finestra e va verso il nostro boschetto, poi inizia ad inondare i campi a sud, mentre quelli a nord, ad ovest e ad est lo sono già e continua, imperterrita, a riempire il cortile. La parete nord della casa è sott'acqua (ma lì non abbiamo porte) e anche l'officina ed un altro servizio esterno vanno sott'acqua: in certi punti del cortile l'acqua è alta mezzo metro. Ad un certo punto sembra che l'acqua non cresca più ed avviene ciò di cui non avevo assolutamente più speranza (e sono molto ottimista): l'acqua si è fermata letteralmente sulla soglia di casa e poi ha smesso di crescere: siamo stati la prima casa della zona a non essere stati alluvionati in casa questa volta ma solo nei servizi esterni: un colpo di fortuna enorme. Tutto il resto lo saprete: la rottura mattutina di Cotignola (RA), di Villanova (FC), le tracimazioni in vari parti del Lamone, del Montone, del Senio, del Marzeno e di tanti altri torrenti, la devastante rottura di Traversara (RA) ed i tantissimi danni registrati in giro. Come totale evento, a San Biagio (RA), sono caduti con 251,6 mm (di cui 123,6 mm il giorno 18) di pioggia mentre a Boncellino NW (RA) con 144,0 mm. Da segnalare, sempre in pianura, i 291,6 mm a Castiglione (FC) ed, in collina, i 500 mm di pioggia di Modigliana (FC). A San Cassiano (RA), sulle colline faentine, dati mostruosi: 360 mm in 24 ore, di cui 120 mm in 3 ore, dati impressionanti. Ed ecco, infine, le foto scattate quella notte/giorno a casa mia a Boncellino (RA) e l'argine che, a differenza dell'anno scorso, non si è rotto (ma è stato un sormonto per via dei tronchi presenti, una piccola faglia e alcuni fontanazzi laterali) ma che risulta particolarmente massacrato dalle 3 alluvioni.
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04-10-2024, 07:56 | #2 |
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Il fiume Lamone ha rotto nuovamente l'argine a Traversara (RA), a 3 km da casa mia.
Ieri ci era stato emanato l'ordine di evacuazione per noi abitanti di Boncellino (RA) e Traversara (RA) (oltre che alcune parti di Faenza (RA)), per l'allerta rossa giustamente emanata non tanto per le precipitazioni previste (abbondanti ma assolutamente non alluvionali) ma per lo stato decisamente da colabrodo degli argini, duramente colpiti negli ultimi 16 mesi, specie, appunto, qui a Boncellino, Traversara e parti di Faenza. A Traversara era praticamente certo che sarebbe successo qualcosa: l'argine era stato alzato solo parzialmente e, perciò, l'acqua o sarebbe tracimata (per mancata altezza) o avrebbe rotto (per la terra non ancora compattata del parziale argine rifatto) e così è stato. Anche qui a Boncellino si rischiava per lo stato da vero e proprio colabrodo nel quale versa l'argine per centinaia di metri, con fontanazzi, fessure, abbassamenti o smottamenti, sia interni che esterni: infatti, nonostante la pioggia battente, gli ultimi 2 giorni hanno lavorato per rattoppare ciò che potevano rattoppare (ma questi lavori si fanno in altri modi, non così...) e, un po' questi miglioramenti ed un po' i quantitativi non esagerati, qui a Boncellino, almeno per questa volta, ha tenuto (un 20% di pioggia in più e avrebbe rotto anche questa volta).
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09-10-2024, 11:01 | #3 |
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Ecco un parere "esperto" che da torto ai pulitori di argini e, come me, afferma che occorre ridare gli spazi ai fiumi, spazi occupati da industrie, agricoltura e insediamenti abitativi oramai indifendibili .... questo il link :
https://www.ravennanotizie.it/ambien...-la-sicurezza/ e questo un estratto: Paride Antolini, romagnolo doc – è nato a Cesena nel 1960 – è un geologo libero professionista, iscritto all’Ordine dei Geologi dal 1990. Co-autore di diverse pubblicazioni inerenti la geologia dell’Appennino Romagnolo, è stato consigliere nazionale del CNG nel mandato 2010 – 2015, mentre dal 2016 è presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna. Antolini è un uomo appassionato e impegnato, e da quando la sua Romagna nel maggio scorso ha cominciato a franare e ad andare sott’acqua non si è dato più pace. Da esperto del settore dice che cosa bisogna fare per la messa in sicurezza del territorio e spera, finalmente, che istituzioni e politica ascoltino la scienza e gli specialisti. Soprattutto, spera che ci si concentri sulle cose che contano – le grandi opere in grado di ristrutturare il territorio e ricostruire la sicurezza perduta – anziché perdersi in polemiche di terz’ordine o in richieste di secondaria importanza in questo momento. Antolini è anche un attivo divulgatore, e sulla sua pagina Facebook cerca di diffondere pillole di saggezza per smascherare le mille sciocchezze che circolano sul web. A partire proprio dall’interpretazione dei fatti di Romagna negli ultimi sedici mesi. L’INTERVISTA Dottor Antolini, mi ha colpito una frase che lei ha scritto sul suo profilo Facebook, che recita così, testualmente: “I Comitati devono chiedere interventi sostanziosi, interventi importanti che incidano sul territorio, e non motoseghe o badili. I Comitati devono avere il coraggio di elevare la protesta da accusatoria a propositiva.” E poi ha scritto: “Diffidate dei politici che sanno solo dire: bisogna pulire i fiumi. È come curare un malato grave con l’aspirina.” Che cosa vuole dire agli alluvionati, ai loro Comitati, ai politici e a tutti noi? “Il senso è che si stanno sprecando enormi energie per obiettivi secondari, non per gli obiettivi più importanti ed essenziali. Ho anche scritto, che si tende più a guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello invece di guardare la trave nel nostro occhio. Quando parliamo della pulizia dei fiumi non si sta parlando della cosa essenziale per il futuro della Romagna e per la sicurezza del territorio. Se i romagnoli vogliono vivere sicuri in Romagna devono usare le loro energie per chiedere molto di più: interventi fondamentali e straordinari, i soldi per farli, tanti soldi, per ristrutturare il territorio della Romagna e metterlo in sicurezza una volta per tutte. Lavori che consentano a chi vive qui di poter stare tranquillo e di potersi costruire un futuro sereno senza l’incubo di nuove alluvioni. Va bene pulire i fiumi, ma la pulizia va fatta come si deve, va bene la caccia all’istrice, ma sono fattori secondari. Il tema principale è ristrutturare il territorio per mettere al sicuro la Romagna. È il momento di puntare a questo obiettivo più grande. O lo facciamo adesso o non lo faremo più. Se invece ci accontentiamo di pulire i fiumi o di dare la caccia all’istrice noi i problemi non li risolviamo. La protesta deve essere forte, ma deve porsi gli obiettivi giusti.” Per esempio? “Bisogna essere chiari. Se c’è un ponte da abbattere sul corso di un fiume, bisogna chiedere che sia abbattuto. Se c’è questo argine da modificare, bisogna che sia modificato. Se c’è un insediamento da spostare, bisogna spostarlo. Ma se tutti insieme non chiediamo queste cose, da Roma non arriverà nulla. Qui si sta parlando di una quantità enorme di soldi da investire in queste grandi opere di ristrutturazione. La protesta deve elevarsi a questo livello. La nostra generazione – io ho 64 anni – non le vedrà nemmeno concluse queste opere di ristrutturazione. Ma se non cominciamo noi, qui e ora, i nostri figli avranno i nostri stessi problemi. È in gioco il futuro di un intero territorio e di chi ci vive. Questo la gente lo deve capire. Invece vedo che è facile veicolare messaggi semplicistici, facili. Ai tempi della peste manzoniana si cercava l’untore, adesso si dà la caccia al tronco e all’istrice, mentre c’è una montagna che ti frana addosso. Ripeto ancora una volta: pulizia dei fiumi e animali fossori non sono i nostri problemi principali: non fermiamoci qui.” Parliamo allora dei Piani speciali, messi a punto dalla Regione con l’Autorità di bacino del Po e la struttura del Commissario Figliuolo, adesso fermi al Ministero dell’Ambiente. Una volta sbloccati, dovranno essere trasformati in progetti, finanziamenti, opere. Lei li ha visti questi piani che valgono 4,5 miliardi di investimenti nelle previsioni? Sono quelli che servono per la sicurezza della Romagna? “Finora ho letto il progetto preliminare, ci sono degli indirizzi, è un primo passo importante. È chiaro che secondo la mia visione della Romagna, bisognerebbe avere più coraggio, cioè ottenere ancora di più rispetto a quello che dicono i Piani speciali. Anche perché i Piani speciali si adatteranno alle risorse finanziarie disponibili, e immagino ci saranno compromessi. Quando parliamo di delocalizzazioni di insediamenti, io vorrei che le delocalizzazioni venissero fatte in quantità abbondante, vorrei che i ponti possano essere abbattuti in quantità abbondante e poi rifatti, vorrei che gli argini possano essere spostati dove serve. Però io sono anche un professionista e sono realista: so benissimo che quello che io dico è quasi impossibile da realizzare al cento per cento. Almeno vorrei che si realizzassero opere per avvicinarci il più possibile al cento per cento. Ed è per questo che i cittadini devono mobilitarsi per le grandi opere di ristrutturazione del nostro territorio. Affinché i fiumi che sembrano canali diventino dei veri fiumi. Se no rimarranno canali. Saranno cioè come una macchina vecchia che uno la vernicia di nuovo, ma vecchia rimane. Bisogna capire queste cose e non farsi fuorviare da messaggi semplici o semplicistici che non hanno lungimiranza.” Per esempio, si sente spesso dire semplicisticamente che bisogna alzare gli argini o dragare i fiumi, ma mi risulta sia una colossale sciocchezza, oltretutto pericolosa. È così? “Certo. È una sciocchezza totale. Non c’è alcuna pubblicazione scientifica che appoggi una tale scemenza. Parliamo di cose serie. In alcuni casi dovremo rivedere le golene, ridisegnare gli argini, spostare insediamenti…” Lei lo dice da sempre: occorre lasciare spazio ai fiumi. “Esatto. E per farlo ci saranno tante opere da realizzare. La mia preoccupazione è che tante cose non si riescano a fare per mancanza di soldi e allora la protesta del cittadino deve andare in quella direzione lì: i soldi per la Romagna vanno trovati, perché noi in Romagna abbiamo il diritto di vivere in sicurezza. Lo so che non arriveremo mail al rischio zero. Però dobbiamo avvicinarci il più possibile al rischio zero. Quindi bisogna rendere questi canali qualcosa di più simile ai fiumi, come dicevo prima.” .... .... Il suo pensiero è molto chiaro. Se riuscissimo almeno a mettere in piedi questi Piani speciali faremmo già un grande passo avanti. Non crede? “Se ci riusciamo è il più grande successo ottenuto nella storia del nostro paese, non della Romagna ma dell’Italia, per quanto riguarda la sicurezza del territorio. Vorrebbe dire che per la prima volta in Italia si parte finalmente con degli interventi che incideranno in maniera strutturale in un territorio molto vasto. Finora si è sempre intervenuti su piccole zone, un singolo bacino, interventi spot. Questi sono interventi strutturali che riguardano mezza regione. Sarebbe la prima volta in Italia e sarebbe una prima grande risposta alla crisi climatica che ci ha messo in ginocchio.” Ci ha detto che non siamo più adeguati, che le strutture che abbiamo costruito decenni fa non reggono più. “La crisi climatica ci dice esattamente questo: abbiamo una macchina vecchia che ha bisogno di una revisione radicale. Allora ben vengano i Piani speciali perché saranno quelli che effettivamente ci permetteranno poi di continuare a vivere il nostro territorio con maggiore sicurezza.”
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"Non si gioca a scacchi con i piccioni: ignorano le regole, buttano tutti i pezzi per aria, sporcano in giro (e gli piace farlo) e alla fine se ne vanno via tutti impettiti convinti di aver vinto una partita che non hanno nemmeno compreso". Mario Tozzi |
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