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Vecchio 14-06-2023, 11:15   #1971
novalis
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Un'altra cosa che non si capisce è se dragare l'alveo sia cosa buona e giusta o no
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Vecchio 14-06-2023, 11:24   #1972
sanpei
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A Faenza quasi tutti i ponti hanno ancora quasi un metro, c'è ancora posto.
Intanto sembra che il Ponte delle Grazie abbia subito danni importanti e non si sa quando riaprirà....
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“La negazione della complessità è l’inizio della tirannia”.

Jacob Burckhardt
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Vecchio 14-06-2023, 11:32   #1973
sanpei
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Intercetto Luca Mercalli al telefono mentre è in viaggio. Mi risponde chiaro e preciso. Quando cerco di ricordargli alcuni dati della recente alluvione in Romagna, Mercalli mi interrompe subito e mi dice che i dati li conosce. Allora gli chiedo di interpretarli quei dati e quei fatti, perché qui naturalmente nel frattempo si sono scatenate le polemiche fra due partiti e due tesi di fondo. Chi dice che siamo di fronte a un evento estremo connesso al tema della crisi climatica. E chi dice che non c’entra il clima, ma c’entra l’incuria della Regione e dei Comuni.
Mercalli, chi ha ragione?
“Per certi versi, questi due punti di vista sono entrambi giusti. Mi spiego. Come sempre in un fenomeno di questo genere, vince la complessità. Nel senso che intervengono centinaia di fattori che cambiano a seconda delle località e delle situazioni. Quindi chi cerca di fare la semplificazione da osteria, tutto bianco o tutto nero, è colpa di questo no, è colpa di quello, sbaglia fin dal principio. Qui non è come uno che ha ammazzato un altro: è lui, l’abbiamo visto col coltello in mano che ha tagliato la gola alla sua vittima. No, un’alluvione è fatta di migliaia di interazioni differenti sul territorio, dove ci sono tanti aspetti, nessuno prevalente. Allora cominciamo subito dalla pioggia che è caduta. Fenomeno eccezionale sicuramente, ma non tutto è colpa del clima.”
Cioè?
“Beh, le alluvioni lì ci sono sempre state la Pianura Padana è frutto di milioni di anni di alluvioni: è un fattore naturale. Il fattore climatico cosa fa? Tende ad amplificare i fenomeni estremi già esistenti. Amplificare vuol dire che li rende più frequenti e più intensi. Ma la frequenza effettivamente di due fenomeni così in 15 giorni come è accaduto a maggio è qualcosa già di molto anomalo sul piano statistico. È vero che c’era stato un episodio nel 1939, molto simile, con due alluvioni… sono tutti studi che andranno fatti, bisognerà raccogliere migliaia di dati, serie storiche il più possibile lunghe.
Nel 1939 cadde meno acqua. Inoltre il meteorologo romagnolo Pierluigi Randi dice che nel ‘39 quella quantità d’acqua, comunque inferiore a questa, cadde nell’arco di 15 giorni, stavolta ne è caduta di più e concentrata in 60 ore.
“Quindi questi dati spiegano l’aspetto del cambiamento climatico che aggrava i fenomeni in essere, tipici delle nostre terre. Non è vero che il cambiamento climatico non c’entra nulla. D’altra parte, non è vero nemmeno che tutto è addebitabile al cambiamento climatico. Né l’uno né l’altro. Tutta l’Italia è esposta a rischio alluvionale da sempre e questa situazione è aggravata da due fattori: in parte dal cambiamento climatico certo, ma in buona parte dalla cementificazione. Questi sono i due fattori nuovi rispetto al passato. Certamente dal 1939 ad oggi la quantità di suolo occupato da case, fabbriche, strade, autostrade è immensamente lievitata. E questo genera un aumento della vulnerabilità del territorio. I centri storici un po’ d’acqua l’hanno presa. Ma la maggior parte delle zone allagate erano lottizzazioni di villette degli anni 80/90.”
A Faenza non è stato così.
“No, a Faenza no. Ma altrove sono finite nell’acqua decine e decine di lottizzazioni recenti. Se c’è già un rischio sulle zone storiche, a maggior ragione il rischio aumenta se ho costruito immense urbanizzazioni recenti. È chiaro che quelle lì non hanno mai visto nella loro storia un episodio di questo genere, perché sono state fatte 30 anni fa. Forse non si dovevano fare lì o forse le si potevano fare in un altro modo. Rialzate e senza fare la tavernetta sottoterra che poi si allaga e si riempie di fango. Qui ci sono tutti gli elementi della eccessiva cementificazione, che aumentano il rischio. Alla fine, il cambiamento climatico in questo quadro che cos’è? Essendo un fenomeno in cambiamento, in azione, il suo impatto è destinato a diventare via via peggiore. Questo è il messaggio che ci viene. Allora se il territorio è già estremamente ‘occupato’, bisogna avere il coraggio di non costruire più e forse anche la classica frase rifaremo tutto come prima è un po’ da rivedere.”
Rifaremo tutto come prima non è da prendere alla lettera: mi pare che si stia facendo strada la consapevolezza di dovere mettere mano a tutto il territorio qui in Romagna. C’è già un tavolo Regione-Province-Comuni per un fare un piano complessivo di risistemazione del territorio dopo questo evento.
“Ma per alcune zone sarebbe opportuno domandarsi se vale la pena ricostruire lì o invece delocalizzare.
Su questa storia della pulizia dei fiumi di cui tanto si parla, lei su Facebook ha esposto un’altra tesi: sostiene che è peggio se si puliscono completamente i fiumi. Perché?
“Perché si alimenta l’erosione regressiva, praticamente tutto quello che c’è a monte della zona che ho dragato viene giù. Perché il fiume tende a colmare i buchi. Allora se io faccio un buco a valle, poi viene giù a monte e questo mi fa crollare tutti i punti, mi fa l’erosione sfondale, mi porta giù i paesi dell’Appennino. Ma questo non lo dico io, lo dice la scienza geomorfologica, tant’è che se lei va a vedere il link che io ho messo su Facebook non è neanche firmato da me, è firmato da Fabio Luino del CNR Istituto per la protezione idrogeologica del Bacino Padano, stiamo parlando dei professionisti che studiano le alluvioni. Però come sempre adesso diamo ascolto a quello del bar che sa tutto e dice che bisogna entrare dentro il fiume e dragarlo, così si fa spazio all’acqua. Non funziona così: la scienza geomorfologica e idrogeologica ci dice esattamente il contrario. Puoi togliere dei tronchi, va bene, ma tanto ne arriveranno sempre giù di nuovi. Ma non è la pulizia che serve di fronte a un evento di questa portata. La pulizia sa quando serve? Serve se togli le foglie dai tombini quando arriva il temporale di mezz’ora, quella sì che serve, perché il temporale di mezz’ora ti dà una concentrazione di acqua locale e se fai la pulizia dei tombini ti salvi il garage e la cantina. Invece di fronte a un evento grandioso da un punto di vista di area geografica pari a 7000 km quadrati, non serve a niente.”
Quindi Mercalli, il tema vero è cementificazione più crisi climatica.
“Il tema vero è proprio l’occupazione del territorio che lo rende più vulnerabile: più cose metto in un territorio riconosciuto a rischio più aumenta il conto dei danni quando periodicamente avverrà il fenomeno estremo. In più il cambiamento climatico tenderà in futuro a rendere l’evento estremo più frequente.”
Questo significa che non basta qualche aggiustamento, bisogna ripensare davvero tutta l’organizzazione del territorio?
“È così, ma l’abbiamo detto e scritto noi addetti ai lavori dopo ogni alluvione. Io sono 35 anni che scrivo articoli sulle alluvioni. Le prime alluvioni che ho vissuto sono state quelle della Valtellina dell’87 e poi tutte quelle che sono seguite. Ogni volta abbiamo detto le stesse cose e ogni volta però prevalevano le chiacchiere da bar di cui parlavo prima. Dopo 35 anni, io sono ancora qui a dirle che pulire i fiumi non serve, che bisogna fermare la cementificazione. Pensi in 35 anni che cosa abbiamo costruito: abbiamo solo aumentato il capitale danneggiabile.”
Secondo lei questo è un problema che parte dal vertice della piramide, cioè dal Governo nazionale, e va fino alla base, le Regioni e infine i Comuni?
“In Italia manca una legge nazionale ben fatta contro il consumo di suolo, ma in questo caso tantissimo è in capo ai Comuni, perché in Italia la potestà sulle decisioni dell’uso del territorio è dei Comuni. Cioè è vero che se ho delle normative sovracomunali queste possono agire per frenare, ma purtroppo non ci sono. Anche quella regionale che abbiamo in Emilia-Romagna è farlocca. C’è una legge per ridurre il consumo di suolo un po’ di facciata, perché consente per esempio delle permute, tu cementifichi qui, ma mi fai il parco dei bambini di là e allora alla fine fai tutto lo stesso. Tutte le micro-scelte di cementificazione le hanno fatte i Sindaci, i Comuni, i Piani regolatori. Questo ovunque, non solo in Emilia-Romagna, guardi il Veneto che è la regione più cementificata d’Italia. O la Lombardia al secondo posto. Siamo pieni di casi di cementificazione che a turno finiranno per esplodere. Stavolta è capitato a voi, la prossima volta capiterà da un’altra parte.
Qui abbiamo avuto mille frane e tutta la collina è disastrata.
“Infatti le frane sono la manifestazione di quello che le dicevo. Siamo a livello di un evento di portata geologica. Dove il clima cambiato ci ha messo quel pochino di più di carica distruttiva. Come ha detto Randi, giustamente, quell’acqua è venuta concentrata in due episodi da due giorni l’uno fa quattro giorni, mentre quella del 1939 era venuta giù in 15 giorni. Quindi abbiamo probabilmente questo aumento dell’intensità su un territorio geologicamente predisposto. Quelle frane – io ho visto andare giù intere colline dove c’era sopra addirittura il bosco, la strada, la casa – non c’è modo di fermarle con un po’ di cura del territorio. Va giù perché ci sono spaccature di decine di metri di profondità. Non cambia, se sopra c’è la vigna, se sopra c’è il bosco, perché è venuto giù tutto dal profondo. È la conferma della vulnerabilità del territorio e quindi nella ricostruzione uno deve tenere presente questi aspetti.”
So che verrà a Ravenna per un’iniziativa del Comune in autunno.
“Sì, la data giusta non la ricordo e non c’è ancora un programma. Ma è il Comune che organizza, avevamo già pianificato questo incontro prima dell’alluvione e a maggior ragione sarà più interessante ora riflettere sul post alluvione.”
di Pier Giorgio Carloni - Ravenna Notizie
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 14-06-2023, 12:15   #1974
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Certo che Mercalli dice giusto, ci mancherebbe...
Ma qui leggo delle semplificazioni pericolosissime, far credere che pulire un fiume sia dannoso è sbagliatissimo, portare l'opinione pubblica a pensare a questo sarà la rovina per la pianura.
La scienza dovrebbe innanzitutto portare dei numeri, del tipo; a quale velocità l'acqua inizia a diventare un problema per gli argini?
Stabilito il punto critico ogni fiume andrà pulito in base alle sue pendenze e sezioni.
Non si può generalizzare mettendo insieme un fiume con pendenza 10 metri per km e un altro con pendenze inferiori al metro per km come nelle nostre pianure. La velocità si calcola con i dislivelli tra un punto e un altro. Tutte cose che si possono fare a tavolino. Trovato il punto dove l'acqua supera la velocità critica si può decidere di lasciare vegetazione a rallentare il flusso prendendosi cmq il rischio di un livello più alto, poi chi di dovere deciderà dove è meglio avere più acqua e meno velocità, oppure più velocità e meno livello.
Ma di certo, a casa mia, vicino a Ponte Vico, con le pendenze e l'acqua che non raggiunge nemmeno il passo d'uomo, che non mi vengano a dire che serve rallentare il flusso perché vorrebbe proprio dire che mancano le fondamenta idrauliche.
La cosa è molto complessa... ma semplice allo stesso tempo, basterebbe conoscere i criteri, invece vedo delle generalizzazioni che non dovrebbero esistere.
Io invito tutti a fare un giro sugli argini in pianura, si vedrebbe bene che il disastro non è stato portato dalla troppa velocità che ha eroso internamente gli argini, ma dal troppo livello che li ha fatti tracimare ed erosi dall'esterno fino ad aprire delle brecce.
Per cui, l'unica soluzione è tenere i livelli più bassi possibile, e l'unico modo è avendo la massima velocità possibile.
Ripeto: ogni tratto andrebbe valutato in base alle pendenze.
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Vecchio 14-06-2023, 12:35   #1975
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Mercalli controbatte il concetto "semplicistico" diffuso tra il popolo (anche dai social e da una certa politica irresponsabile) che la colpa sia SOLTANTO degli alvei non ben manutenuti (senza neppure sapere cosa vuol dire in concreto). Il fenomeno è talmente complesso e di portata "epocale" che ogni semplificazione è fallace e pericolosa. La tua soluzione (alzare argini e velocizzare lo scorrimento) può essere un palliativo per certe situazioni particolari, ma per salvare città e insediamenti produttivi non basta, occorre trovare posto per quella massa di acqua in eccesso e smettere di costruire in zone esondabili.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 14-06-2023, 13:05   #1976
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Mercalli controbatte il concetto "semplicistico" diffuso tra il popolo (anche dai social e da una certa politica irresponsabile) che la colpa sia SOLTANTO degli alvei non ben manutenuti (senza neppure sapere cosa vuol dire in concreto). Il fenomeno è talmente complesso e di portata "epocale" che ogni semplificazione è fallace e pericolosa. La tua soluzione (alzare argini e velocizzare lo scorrimento) può essere un palliativo per certe situazioni particolari, ma per salvare città e insediamenti produttivi non basta, occorre trovare posto per quella massa di acqua in eccesso e smettere di costruire in zone esondabili.
Ok, ma meno portata ha il fiume è più posto servirà per le masse d'acqua in eccesso,.
Viceversa, più portata possibile riesci a dare al fiume, e meno acqua in eccesso avrai, riuscendola poi a contenere in casse.
Gira e riprilla io vedo che al primo posto serve avere più portata possibile nei fiumi. Poi oltre al possibile ci sono solo le casse d'espansione.
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Vecchio 14-06-2023, 13:14   #1977
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Un'altra cosa che non si capisce è se dragare l'alveo sia cosa buona e giusta o no
Di certo se devi alzare e irrobustire un argine, una volta lo si faceva togliendo terra da dentro al fiume, proprio per un fatto economico di minor movimento terra e dispendio d'energia.
Allo stesso tempo avevi un aumento di sezione sia dovuta al dragamento e anche all'innalzamento dell'argine.
Ora vedo che gli studi sono cambiati, qua c'è chi sostiene che servono fiumi come giungle e non vanno piu' toccati altrimenti crolla tutto. Ma in realtà mi pare di vedere che sia crollato tutto comunque... andate a vedere il Lamone a Russi al ponte della ferrovia lato sinistro, lì ha rotto 2 volte in 15 giorni per sormontamento argine, eppure il fiume è pieno d'alberi, evidentemente sono troppo pochi, bisognerà piantarne ancora e abbassare un pochino gli argini siccome c'è il rischio che crollano, anzi, togliamoli proprio. Senza argini è sicuro che non rompono.
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Vecchio 16-06-2023, 16:59   #1978
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Qualcuno ha modo di confrontare i dati pluviometrici delle stazioni attive del maggio 1939 con i dati di quest'anno, ovviamente nelle stesse stazioni, tipo Campigna nel 39 aveva superato i 500 mm ma quest'anno non credo li abbia superati.
Volevo vedere quante stazioni hanno superato il record del 39 e quante no.
Mi viene da pensare che le stazioni montane vicine al confine con la Toscana hanno accumulato più nel 39, quelle delle colline invece molto più quest'anno.
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Vecchio 17-06-2023, 19:36   #1979
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Per la prima volta nella sua storia la diga di Ridracoli tracima nel mese di giugno. Da venerdì mattina è infatti in atto una flebile tracimazione, con le acque del lago artificiale che scorrono lungo lo sbarramento di cemento di 103,5 metri. "Nel mese di giugno non è mai accaduto che l'acqua arrivasse alla quota di 557,30 metri sul livello del mare, ovvero la massima quota di regolazione pari al volume massimo accumulabile di 33 milioni di metri cubi d'acqua - spiega Tonino Bernabè, presidente di Romagna Acque-Società delle Fonti Spa -. Questo anche per effetto delle recenti precipitazioni. Dal primo giugno sono infatti caduti circa 100 millimetri di pioggia, quando la media mensile è di 75". Da gennaio sull'invaso sono caduti circa 960 millimetri di pioggia (dato aggiornato alle 12 del 3 maggio), così distribuiti: 269,2 millimetri a gennaio, 79,2 millimetri a febbraio, 100,6 a marzo, 60,4 millimetri ad aprile e 351 millimetri a maggio.

Si tratta della quinta tracimazione dall'inizio dell'anno. La prima tracimazione è avvenuta lo scorso 4 marzo dopo un periodo caratterizzato da intense nevicate in quota, mentre la seconda il 3 maggio dopo l'ondata di maltempo che ha innescato frane ed esondazioni. Seguono quelle del 10 maggio e quella del 16 maggio. Solitamente sono attese nell'arco di 365 giorni una o due tracimazioni. Nel siccitoso 2022 la diga non aveva mai tracimato, così come era accaduto nel 2017. Tra i benefici della diga di Ridracoli c'è anche quella di contenere la piena del Bidente. L'invaso fa da laminazione delle piene: trattenendo milioni di metri cubi d’acqua, regolarizza i deflussi a valle impedendo al fiume fenomeni di esondazioni, rendendo così più sicura Santa Sofia ed i comuni a valle. Il "Gigante della Romagna" era finito anche nel mirino degli hater del web, con fake news circa la responsabilità dell'invaso sull'alluvione del 16 maggio. Romagna Acque si è subito attivata, decidendo di sporgere querela per calunnia e diffamazione contro chi provoca allarmismo.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 18-06-2023, 06:32   #1980
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Romagna Acque si è subito attivata, decidendo di sporgere querela per calunnia e diffamazione contro chi provoca allarmismo.
Per quell'idiota (pure personaggio televisivo) che andava blaterando che è stato l'invaso della diga di Ridracoli a provocare l'alluvione la pena di morte sarebbe troppo poco.
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W il GELO e la NEVE!
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