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Vecchio 19-04-2021, 08:57   #1271
sanpei
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“Le temperature di martedì 13 aprile a Mosca hanno raggiunto livelli mai visti per questa data. La temperatura nella capitale russa è salita fino a +22,6°C, che è la temperatura più alta in questa data in almeno 140 anni. Mercoledì 14 è stato stabilito un altro record quando la temperatura ha raggiunto +22°C. Questo valore ha infranto il record precedente di +20,8°C raggiunto per l’ultima volta nel 1962.
Per far capire l’eccezionalità dell’evento, massime di oltre +20°C a Mosca solitamente vengono registrate all’inizio di giugno. Le temperature massime tipiche del periodo nella capitale russa sono intorno a +11°C. Il caldo record ha portato le persone a stare all’aperto per godere delle condizioni insolite con diversi giorni dalle temperature estive .
I nuovi record sono arrivati all’interno di un periodo di caldo che ha interessato una grande parte della Russia occidentale.
Il caldo si è esteso anche ai settori nordoccidentali della Siberia, dove le temperature sono state sopra la media per gran parte del mese. È stato un aprile eccezionalmente mite per la Siberia occidentale e settentrionale. Amderma, comunità sulla costa settentrionale della Russia, ha avuto temperature sopra la media ogni giorno di aprile. L’8 aprile, le temperature hanno raggiunto +2,8°C. Anche se non sembra molto caldo, le temperature solitamente restano comprese tra una minima di -18°C e una massima di -11°C per quanto riguarda questa data specifica nella località.”
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“La negazione della complessità è l’inizio della tirannia”.

Jacob Burckhardt
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Vecchio 19-04-2021, 14:15   #1272
sanpei
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Preparate i pennelli:

LONDRA. Una mano di bianco e il problema è risolto. Si dice così da secoli, specie a certe latitudini, come insegnano tante meravigliose "città bianche" dell’Italia del Sud, Ostuni in Puglia, o isole greche come Santorini, per citare le più note: spalmato su tetto e mura esterne, è il colore ideale per tenere fresca la casa. Ma adesso una nuova vernice superbianca promette di offrire uno strumento contro il cambiamento climatico: rinfresca le superfici di 4,5 gradi centigradi rispetto alla temperatura dell’ambiente, richiedendo un minore uso dell’aria condizionata, con minore spreco energetico e minori emissioni nocive nell’atmosfera.

Presentata come la vernice “più bianca mai esistita”, è stata prodotta nei laboratori della Purdue University negli Stati Uniti, rivela un articolo sulla rivista Acs Applied Materials and Surfaces, come riporta The Guardian. Tre fattori incidono sulle prestazioni particolarmente raffreddanti della tintura: l’uso di solfato di bario, un pigmento che non assorbe la luce ultravioletta, l’alta concentrazione del pigmento medesimo e la varietà delle sue dimensioni.

"Produrre il bianco più bianco significa che la vernice può riflettere la quantità massima di luce solare nello spazio", dice il professor Xiulin Ruan, principale autore dell’esperimento. Verniciando con questo prodotto un tetto di 93 metri quadri si ricava l’equivalente di 10 kilowatt di raffreddamento: "Più potente della maggior parte degli impianti di aria condizionata usati nelle case", afferma lo scienziato. I ricercatori americani sono fiduciosi che la nuova vernice potrà essere disponibile sul mercato entro due anni e che il prezzo potrà essere simile a quello delle vernici bianchi in uso attualmente, anche se qualche esperto ha dei dubbi in proposito per la quantità di pigmento necessaria.

“Sarà un mezzo per combattere il surriscaldamento globale mantenendo fresca la Terra”, commenta il professor Ruan. Secondo uno studio di Project Drawdon, un’associazione che esamina soluzioni al cambiamento climatico, verniciare di bianco i tetti delle case potrebbe evitare tra 600 milioni e 1 miliardo e 100 milioni di tonnellate di ossido di carbonio entro il 2050, pari a due-tre anni del totale delle emissioni nocive del Regno Unito.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 21-04-2021, 11:16   #1273
sanpei
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Il Parlamento europeo e gli Stati membri dell'UE hanno concordato sull' obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica "almeno" del 55% entro il 2030: lo afferma la Commissione europea in una dichiarazione.
"La legge europea sul clima sancisce l'impegno dell'UE a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e l'obiettivo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990". (ANSA).
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 22-04-2021, 11:23   #1274
Peval
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https://www.ilpost.it/2021/04/22/gio...uVn1tElYIi29S0

articolo divulgativo ma fatto bene
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Vecchio 22-04-2021, 14:20   #1275
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Estratto indicativo:

3) Ma siamo davvero sicuri che sia colpa nostra (il GW) ?
Sì. Nel corso della sua storia la Terra ha attraversato fasi climatiche molto diverse, che abbiamo potuto studiare grazie alle tracce geologiche che hanno lasciato, e sappiamo che in passato i cambiamenti climatici furono causati da periodi di maggiore attività del Sole, da alcune grandi eruzioni vulcaniche, dalle correnti oceaniche e da un asteroide. Nessuno di questi fattori può giustificare l’aumento delle temperature degli ultimi decenni, durante i quali sia l’attività solare che le eruzioni vulcaniche al massimo hanno contribuito ad abbassare le temperature. Tutti i cambiamenti climatici del passato peraltro, se si escludono quelli causati da un gigantesco asteroide, avvennero nel corso di migliaia di anni, non in qualche decina.

mentre sul punto 9) non sono affatto d'accordo, da NOI (Pianura Padana Sud-Orientale) il riscaldamento sarà ancora più alto della media e già lo vediamo.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 04-05-2021, 11:45   #1276
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L'Amazzonia ha perso la sua funzione vitale. Non riesce più a compensare l'emissione dei gas che avvelenano il mondo. E' una scoperta sconcertante. C'era il sospetto ma adesso è arrivata la conferma con i dati scientifici. La grande foresta pluviale, il nostro polmone, ha rilasciato nell'atmosfera il 20% in più di anidride carbonica di quanta ne ha assorbita negli ultimi dieci anni. Lo scrive l'Afp secondo la quale dal 2010 al 2019 il bacino amazzonico brasiliano ha emesso 16,6 miliardi di tonnellate di CO2 mentre ne ha assorbite 13,9 di tonnellate. Il dato viene pubblicato da un gruppo di ricercatori sulla rivista Nature.

"Me lo aspettavo", ammette sconfortato il coautore del rapporto Jean-Pierre Wigneron, scienziato dell'Istituto di agronomia francese Recherche (Inra). "Ma è la prima volta che abbiamo dati certi. Mostrano come l'Amazzonia abbia capovolto il suo ruolo. Adesso è un vero emettitore di gas". I ricercatori non sanno fino a quando continuerà questo processo. Ma temono che possa essere irreversibile. "Almeno", aggiungono, "fino a quando il livello di emissioni e di inquinamento non calerà drasticamente".

Lo studio ha anche dimostrato che la deforestazione - con i soliti incendi e i tagli degli alberi - è aumentata di quasi quattro volte nel 2019 rispetto ai due anni precedenti. Si è passati dal radere al suolo un milione di ettari a 3,9. Un'area, ricordano gli scienziati, grande quanto l'Olanda. Gli ecosistemi, ricordano gli esperti, sono un alleato cruciale nella battaglia per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica che nel 2019 hanno superato i 40 miliardi di tonnellate.
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Vecchio 04-05-2021, 16:44   #1277
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A tutti gli amanti della Natura, che non dovrebbero mancare in questo Forum, e per avere un parere indipendente ma del massimo livello scientifico sulle condizioni del nostro Ecosistema e sul percorso che dovremo intraprendere per il suo salvataggio, consiglio caldamente il film “ Una vita sul nostro pianeta” di David Attemborough … disponibile su Netflix e altre piattaforme.
A me ha fatto riflettere fin quasi a piangere ... non voglio rivelarvi nulla ma cercatelo e trovatevi il tempo di vederlo, ne vale la pena.

Non ho mai sentito nessun divulgatore elencare con tanta chiarezza le dimensioni del danno apportato negli ultimi 50 anni al nostro Ecosistema e, soprattutto, la sua proposta del difficile percorso da intraprendere a livello globale per porvi rimedio, non tanto per il piacere dei soliti “intellettuali ambientalisti e sinistroidi” ma per assicurare la continuità alla specie umana sull’unico pianeta abitabile che conosciamo.

Sarebbe bello aprire poi una discussione, magari in un post dedicato.
Buona visione.
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Vecchio 07-05-2021, 13:03   #1278
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Tanto ha fatto per accelerare la deforestazione dell'Amazzonia, che qualcuno l'ha soprannominato «Capitan motosega». Eppure, fa notare su Foreign Affairs Brian Winter, direttore di Americas Quarterly, alla tribuna del recente Leaders Summit on Climate voluto da Joe Biden, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro non è sembrato lui: «Persino gli osservatori scettici hanno notato il cambiamento di tono di Bolsonaro. Anziché insistere che l'Amazzonia è “praticamente intonsa” sul fronte incendi o accusare “i media bugiardi e sensazionalisti” di alimentarie controversie sulle politiche ambientali del Brasile, come fece all'assemblea generale Onu del 2019 e in una serie infinita di occasioni da allora in poi, un Bolsonaro visibilmente sommesso (e in cravatta verde, come hanno sottolineato molti media brasiliani, ndr) si è impegnato a mettere fine alla deforestazione illegale entro il 2030 e a raggiungere la neutralità in fatto di emissioni entro il 2050».

Ovviamente, la domanda a questo punto è: il cambio di tono è soltanto di facciata o c’è da aspettarsi una "conversione verde" reale? Per tentare una risposta, Winter fa notare, per prima cosa, che anche Bolsonaro ha dovuto prendere atto che, senza più il suo compagno di negazionismo Donald Trump alla Casa Bianca, il clima internazionale sul clima è cambiato. E ancora di più è cambiato il clima interno, con la ridiscesa nell'arena politica di Ignacio Lula da Silva. Durante la presidenza di quest'ultimo (2003-2010) il tasso di deforestazione dell'Amazzonia era sceso dell'80%. Un argomento che può fare molta presa nella prossima campagna presidenziale se, come dice un recente sondaggio, il 92% dei brasiliani crede che il cambiamento climatico sia reale e ben il 77% sostiene che proteggere l’ambiente dovrebbe essere una priorità anche se danneggiasse l’economia.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 10-06-2021, 11:47   #1279
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Che i cambiamenti climatici possano alimentare tensioni foriere anche di conflitti armati è uno scenario sul quale i futurologi si esercitano da tempo. Ma è interessante notare, come fa su The Conversation Andrea Duffy, esperta di storia ambientale e direttrice di Studi internazionali alla Colorado State University, che non è necessario aspettare il futuro per averne la prova provata. Basta guardare a cosa accadde, a cavallo tra XVI e XVII secolo in Anatolia, allora parte dell’Impero ottomano.

All’epoca non eravamo ancora entrati nell’Antropocene, l’era geologica nella quale l’attività umana è diventata la principale determinante dei cambiamenti climatici. Ma si verificò, probabilmente per una molteplice serie di eruzioni vulcaniche in varie parti del pianeta e forse per mutamenti nell’attività solare, quella che i climatologi chiamano Piccola era glaciale. Nella penisola anatolica, dove abbondavano pascoli per pecore e capre e coltivazioni di cereali, ciò si tradusse — come testimoniano l’analisi degli anelli degli alberi e altri dati paleoclimatici — in anni particolarmente freddi e asciutti. Una piaga per contadini ed allevatori. Alla quale se ne aggiunse un’altra, che non c’entrava con il clima meteorologico, ma con quello politico: il Sultano era in guerra contro l’Ungheria e carne e cereali venivano requisiti per alimentare le truppe. Tutto ciò scatenò, a partire dagli ultimi anni del Cinquecento, una serie di ribellioni di agricoltori, pastori e gruppi nomadi, guidate prima da leader locali, poi da governatori provinciali, passate alla storia come le rivolte Celali.

Le conseguenze di quelle rivolte, secondo Duffy, furono decisive sulle sorti dell’Impero: «Il governo ottomano riuscì a ristabilire una relativa calma nell’Anatolia rurale dopo il 1611, ma a un costo. il controllo del Sultano sulle province era stato indebolito in modo irreversibile e questa verifica interna sull’autorità ottomana aiutò a invertire la curva di espansione dell’Impero. Le rivolte Celali chiusero le porte dell’età dell’oro ottomana, precipitando un impero monumentale in una spirale di decentralizzazione, sconfitte militari e debolezze amministrative che segneranno lo Stato ottomano nei restanti tre secoli della sua esistenza».

Se pensate che conseguenze del genere non siano replicabili ai giorni nostri, Duffy propone un esempio contemporaneo: anche se è difficile valutarne l’esatto impatto, molti esperti concordano sul fatto che la disastrosa siccità che ha colpito la Siria fra il 2007 e il 2010, la peggiore della sua storia moderna, abbia contribuito — sommata all’oppressione politica e alle Primavere arabe — a far cadere il Paese nella guerra civile. Non a caso, sottolinea Duffy, gli esperti militari considerano oggi il cambiamento climatico un «moltiplicatore delle minacce».

Le lezioni da trarre per i Paesi dell’area mediterranea sono, secondo Duffy, tre: 1) Gli effetti negativi del cambiamento climatico ricadono in maniera sproporzionata sugli individui poveri e marginalizzati, meno in grado di farvi fronte o adattarsi. 2)Le sfide ambientali tendono a essere più dure quando combinate con forze sociali e le due sono spesso connesse in modo indistinguibile. 3)I cambiamenti climatici hanno il potenziale per causare migrazioni e nuovi insediamenti, generare violenza, rovesciare regimi e trasformare in modo radicale le comunità umane in varie parti del mondo.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 27-06-2021, 23:28   #1280
Graupel
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E intanto nel NW di US e Canada... BBC News - US and Canada heatwave: Pacific Northwest sees record temperatures
https://www.bbc.co.uk/news/world-us-canada-57626173
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