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Meteorologia Parliamo di meteorologia... |
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15-05-2020, 11:33 | #31 |
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se l'estate sarà caldissima come temo, nelle città sarà impossibile stare all'aperto e la gente preferirà i luoghi chiusi con aria condizionata, quindi favorirà la diffusione del virus.
magari un estate fresca e piovosa.... |
15-05-2020, 12:12 | #32 |
Responsabile Sez. "Angolo della Neve"
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Per la serie...il caldo ammazza il virus (forse)...ma poi ci pensa l'aria condizionata...
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15-05-2020, 12:19 | #33 |
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15-05-2020, 12:29 | #34 |
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Io penso anche ai blackout, con tutta la gente in casa col condizionatore a palla...
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15-05-2020, 12:40 | #35 |
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15-05-2020, 13:27 | #36 |
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L'immunità di gregge ... essendo pecore si assembrano.
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Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono molto sicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. Bertrand Russell |
15-05-2020, 17:55 | #37 |
Responsabile Sez. "Angolo della Neve"
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Concordo.
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15-05-2020, 18:42 | #38 |
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15-05-2020, 20:16 | #39 |
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Magari !!!...invece loro sopravvivono e infettano gli altri...
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19-05-2020, 11:09 | #40 |
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Riporto dalla pagina di Facebook: Coronavirus - Dati e Analisi Scientifiche
(link alla pagina: https://www.facebook.com/DatiAnalisiCoronavirus) IL CALDO E IL VIRUS. Molte sono le ricerche scientifiche che dall’inizio di questa epidemia si propongono di studiare l’effetto di vari fattori ambientali sull’evoluzione del contagio da SARS-CoV-2. Grande attenzione è rivolta, ad esempio, a stabilire se esiste una relazione tra variabili climatiche e andamento della curva dei contagi. Un ambito di ricerca molto complesso in cui a maggior ragione trarre solide conclusioni è molto difficile. Diversi studi hanno affrontato il tema, portando spesso a conclusioni diverse, che richiedono ulteriori approfondimenti. Un recente studio che merita di essere citato è dell’epidemiologo Peter Juni e colleghi dell’Università di Toronto [1]. Si tratta di uno studio di tipo osservazionale, su un gruppo di pazienti scelti in base a una serie di caratteristiche condivise. L’indagine si propone di determinare la possibile correlazione tra crescita epidemica e alcune variabili di esposizione dei soggetti inclusi nella ricerca: temperatura media, umidità assoluta e l’effetto degli interventi di restrizione, quali la chiusura delle scuole e il distanziamento sociale. L’analisi ha incluso 144 aree geopolitiche colpite dal virus. Gli studiosi hanno preso a riferimento un “periodo di esposizione”, ovvero la settimana tra il 7 e il 14 marzo ed hanno valutato l’andamento dei contagi a partire dai 14 giorni successivi (ovvero dal 21 marzo), per tenere conto del tempo d’incubazione del virus. Il numero di contagi al giorno 20 marzo è stato preso come riferimento rispetto al quale calcolare la variazione dei casi. Questa variazione è poi stata confrontata nelle diverse città considerate, stabilendo l’influenza dei diversi parametri – registrati nella settimana tra 7 e 14 marzo – sulle differenze osservate. In definitiva, i risultati mostrano che effetti climatici come i cambiamenti di temperatura, non sembrano avere influenza sulla diffusione dell’epidemia da COVID-19 È stata, invece, trovata una correlazione negativa, seppur debole, con l’umidità, che secondo questo studio potrebbero quindi avere un leggero effetto sulla diminuzione della crescita pandemica. Ma in ogni caso i risultati mostrano come la maggiore influenza sulla circolazione del virus sia da attribuire agli interventi restrittivi in ognuno dei contesti geopolitici considerati, confermando l’utilità delle azioni intraprese. Un seconda ricerca di due studiosi europei – ancora non sottoposta a revisione – è giunta a conclusioni differenti dalla prima. I ricercatori hanno costruito un modello per prevedere la diffusione del virus in futuro, confrontando l’andamento dell’epidemia in varie zone geografiche con dati di carattere ambientale. Gli autori individuano una correlazione tra l’andamento locale dell’epidemia e queste variabili ambientali. In particolare, sembra che il virus circoli più facilmente in presenza di temperature basse o comunque miti e in condizioni di scarsa umidità, facendo supporre che si potrebbe osservare una riduzione della circolazione del virus con l’estate [2]. Una terza ricerca piuttosto preliminare proposta da un gruppo di ricercatori cinesi, ha preso in considerazione la circolazione del virus in 100 città cinesi in tre giorni alla fine di gennaio, è giunta a concludere che il virus preferisce basse temperature e bassi livelli di umidità [3]. Quel che è noto è che in generale i virus respiratori tendono a circolare molto meno nella stagione estiva, in condizioni di alte temperature e forte umidità. Questo per questioni legate al cambiamento nelle abitudini delle persone – che trascorrono più tempo all’aria aperta e in spazi ampi rispetto all’inverno – e a un generale miglioramento delle condizioni di salute ma anche per fattori chimico fisici relativi alla distanza che i “droplet respiratori” che veicolano questi virus riescono a percorrere ed alla loro stabilità nell’aria. Inoltre condizioni di questo tipo influiscono anche sulla sopravvivenza del virus, suscettibile ai raggi UV del sole e sulla sua permanenza sulle superfici. Un riferimento utile può essere quello del virus SARS-CoV, responsabile dell’epidemia del 2002-2003. È abbastanza certo il fatto che quel virus, strettamente “imparentato” al coronavirus attuale, soffrisse condizioni di alta temperatura ed umidità. Lo stesso non si può purtroppo dire per il virus MERS-CoV, che invece si è manifestato in zone del mondo caratterizzate proprio da un clima caldo (Medio Oriente). In conclusione, stabilire con certezza la dipendenza tra la diffusione del virus e variabili climatiche, come temperatura e umidità, è una questione molto complessa e attualmente ancora oggetto di numerose ricerche. Ma il comportamento generale dei virus respiratori fa ben sperare che l’estate possa ridurre la circolazione. Autori: • Valeria Persichetti, dottoressa magistrale in Ingegneria Biomedica, editor della pagina • Silvio Paone, dottore di ricerca in Malattie Infettive, Microbiologia e Sanità Pubblica, editor della pagina Fonti: [1] Impact of climate and public health interventions on the COVID-19 pandemic: A prospective cohort study, Peter Jüni, Martina Rothenbühle et al.- CMAJ- May 08, 2020 [2] Spread of SARS-CoV-2 Coronavirus likely constrained by climate, Araujo and Naimi, 2020 [3] High Temperature and High Humidity Reduce the Transmission of COVID-19, Wang et al, 2020 |
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