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Vecchio 01-02-2024, 14:38   #2301
sanpei
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Oggi la Catalogna dichiarerà un’emergenza per «siccità estrema».A Barcellona parte una campagna per salvare i 35 mila alberi della città che passa anche dalla sensibilizzazione dei turisti. Tutto ciò in un mese, gennaio, in cui in metà dei giorni ha fatto più caldo del normale in Spagna. Le misure regionali della Generalitat interesseranno 6 milioni di persone in 202 comuni, tra i quali il capoluogo dove verrà ridotto il consumo idrico giornaliero a 200 litri a persona. Prima dell’emergenza, per irrigare il patrimonio verde di Barcellona si consumavano 3 ettometri cubici d’acqua all’anno, poi scesi a 1,27: ora caleranno ulteriormente, a 0,87. Andranno solo ad alberi e giardini con valore storico.
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“La negazione della complessità è l’inizio della tirannia”.

Jacob Burckhardt
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Vecchio 02-02-2024, 12:03   #2302
sanpei
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Quando toccherà a noi ?

"La Catalogna, come l’Andalusia, sta vivendo una siccità senza precedenti, secondo alcuni studi la peggiore da 1.200 anni. Solo negli ultimi 15 anni i periodi di assenza o di scarse piogge sono raddoppiati e nei serbatoi, fa sapere l’Agencia Catalana del Agua, è rimasto appena il 15,8% di acqua. Nel frattempo, dal cielo, nessun segnale da quasi 40 mesi: sono ormai più di tre anni che non piove a sufficienza per irrigare, con perdite anche del 100% per colture come il grano, e non c’è più acqua né per annaffiare gli alberi cittadini né per «lavare i piatti», raccontano i residenti della provincia di Barcellona.

L’unico sistema per garantire acqua futura a una comunità di oltre 8 milioni di persone è dunque una programmazione che viaggia su due binari: il primo è il risparmio idrico con restrizioni per la popolazione, come avverrà da oggi per 6,6 milioni di persone in 200 città catalane, il secondo sono gli investimenti necessari a creare, trovare o in extrema ratio comprare l’acqua che non c’è.


Il governo catalano lo scorso anno ha deciso di investire 2,4 miliardi di euro fino al 2027 in una strategia di invasi, infrastrutture capaci di recuperare l’acqua piovana e soprattutto impianti di desalinizzazione. Barcellona vanta già l’impianto di desalinizzazione più grande d’Europa che finora, offrendo una quantità d’acqua pari a quella di 53 piscine olimpioniche al giorno, è stato in grado di soddisfare circa un terzo dei consumi dell’area metropolitana ma per affrontare la continua crisi idrica — in una città che d’estate vede arrivare tre milioni di turisti — saranno necessari almeno altri due impianti, ora in programma.

Poi, prevede il piano, saranno fondamentali sgravi e incentivi per il mondo dell’agricoltura, anche per avere più strumenti per recuperare le acque reflue. Non solo: per sopravvivere senza pioggia alcuni comuni della Catalogna hanno già deciso di razionare l’acqua (dalle 20 alle 10), mentre Barcellona ridurrà la pressione nelle tubature per almeno quattro mesi sperando di abbassare i consumi del 20%.

Senza l’aiuto dalla natura però tutto questo potrebbe non bastare. Ecco perché il governo catalano sta immaginando di trasportare acqua grazie alle navi, per esempio da Marsiglia, e potrebbe succedere ben prima del 2030, soglia entro la quale si vorrebbero garantire tutte le risorse per sopravvivere. Se la prossima primavera non pioverà, le prime navi cisterna d’estate potrebbero già attraccare nei porti catalani in quello che viene definito il “Day Zero”.

Un’eventualità che il responsabile dell’Azione per il clima del governo catalano, David Mascort, non nasconde: «Le navi non risolveranno il nostro problema della siccità, saranno solo una soluzione per fornire acqua alle infrastrutture critiche in casi estremi». L’unica strada da percorrere con fermezza è quella di «investimenti necessari entro il 2030 per avere abbastanza acqua per affrontare la siccità strutturale e smettere di dipendere dalla pioggia».

Senza uno sforzo unitario di tutta la cittadinanza però i piani catalani rischiano di risultare insufficienti. Così ieri, dopo l’ennesimo periodo caldo dovuto all’anticiclone, il governo catalano ha annunciato che da oggi partirà la fase 1 del piano di emergenza idrica: il consumo di acqua giornaliera pro capite per i cittadini passerà da 210 a 200 litri. In media ogni catalano ne consuma quasi 170. Ai residenti sarà chiesto di ridurre l’uso di acqua del 5% e agli agricoltori fino all’80%.

L’acqua potabile non potrà essere usata per lavare le auto, riempire le piscine, pulire le strade e innaffiare giardini oppure per le attività ricreative, dalle piste di pattinaggio agli schiuma party. Se la fase 1 dovesse non bastare, si passerà a quelle più estreme: abbassamento della pressione dei rubinetti e soglie che scenderanno a 180 litri pro capite e poi a 160 litri. Addio anche a docce nei centri sportivi o nelle spiagge e all’uso di acqua per progetti turistici."
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 05-02-2024, 07:15   #2303
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Anche oggi in Svizzera sono state misurate temperature particolarmente elevate: a Biasca sono stati raggiunti 22.5 °C, a Cevio 22.3.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 05-02-2024, 07:24   #2304
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Alcune temperature di ieri in Alto Adige:

Laces 21,3°
Silandro 20,1°
Eyrs/Lasa 18,6°
San Martino in Passiria 17.0°
Fiè allo Sciliar 16,6°

In Val Venosta non è mai stato cosi' caldo in inverno da quando sono iniziate le misurazioni
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 06-02-2024, 08:07   #2305
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"La situazione in Italia non è delle migliori. Sicilia, Sardegna, Veneto, Umbria e molte altre regioni si trovano ad affrontare una vera e propria emergenza idrica. Secondo l’ultimo bollettino di dicembre 2023 dell’Osservatorio Siccità «a livello globale il 2023 è risultato in assoluto l’anno più caldo rispetto all’epoca preindustriale (1850-1900), con un’anomalia media di quasi +1,5°C. In Italia, questo appena trascorso è stato il secondo anno più caldo dal 1800, con un’anomalia di +1,12°C rispetto al periodo 1991-2020, a soli 0,04°C dal più caldo 2022 (ISAC-CNR)».
L’Umbria è in emergenza. Il livello delle acque è di circa -135 centimetri, quasi come in agosto 2023 in cui si è arrivati a -136 centimetri, come spiega il Corriere dell’Umbria. Vista l’emergenza, il presidente del Consorzio della Bonificazione Umbra, Paolo Montioni ha invitato gli agricoltori a ripensare i piano colturali: «A seguito del monitoraggio costante sui nostri distretti irrigui, stiamo invitando gli agricoltori, in vista delle prossime semine primaverili, a riconsiderare i piani colturali, tenendo conto delle previsioni sull'effettiva disponibilità d'acqua», come riporta il sito dell’Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue)

La Sicilia non è da meno. Le precipitazioni sono di gran lunga inferiori alla media del periodo e dopo cinque mesi si registra un deficit di piogge di 200 millilitri. «Una situazione che sta danneggiando i nostri agricoltori e allevatori, già gravati dalle conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali che hanno colpito l’isola per tutto il 2023», dice all'Agi l'assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino.

Situazione di emergenza anche in Sardegna, dove fra le misure restrittive adottate c’è anche il divieto di irrigazione. L’ultimo bollettino dell’Autorità di Bacino della Regione Sardegna al 31 gennaio 2024 parla di «958 milioni di metri cubi d’acqua», ossia «pari a circa il 52.5% del volume utile di regolazione autorizzato». E in merito «all’indicatore di stato per il monitoraggio e preallarme di siccità”, il bollettino parla di “condizione di “pericolo” o “allerta” con un valore dell’indicatore pari a 0,20»

La mancanza di neve su Alpi e Appennini metterà a dura prova i corsi d'acqua e le falde la prossima estate.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 07-02-2024, 10:11   #2306
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È crollato il peso del carbone e del gas nella produzione di energia elettrica dell’Unione Europea: nel 2023, il calo è stato rispettivamente del 26% e del 15%. Parallelamente è aumentato il ruolo delle fonti pulite. Il risultato, secondo i dati pubblicati dal think tank Ember, è la riduzione delle emissioni di gas serra del settore elettrico (-19%): una flessione che supera anche quella registrata nel 2020 (-13%), l’anno del Covid e dei lockdown.

La diminuzione dell’uso dei combustibili fossili (-19% nel complesso) è senza precedenti: il carbone è sceso al 12% della generazione elettrica nella Ue, al minimo storico. Il calo non è stato compensato con un maggior ricorso al gas, che continua a ridursi da quattro anni e che nel 2023 ha fatto registrare la maggior flessione dal 1990. I combustibili fossili rappresentano ormai meno di un terzo del mix, secondo lo European Electricity Review di Ember.

«La crisi energetica e l’invasione dell’Ucraina non hanno portato alla rinascita del carbone e del gas, tutt’altro», ha dichiarato Sarah Brown, direttrice del programma Europa di Ember. «Il carbone - ha aggiunto - si sta avvicinando all’eliminazione graduale e, con la crescita dell’eolico e del solare, il gas sarà il prossimo a entrare in declino terminale».

Il temporaneo rallentamento delle chiusure delle centrali a carbone durante la crisi energetica, si legge nel report, non ha impedito «un’enorme diminuzione della produzione». Tra il 2024 e il 2025 si dovrebbe assistere allo spegnimento di un quinto degli impianti a carbone esistenti. Da sola, la Germania dovrebbe dismettere 10 Gw di centrali entro aprile. Chiusure significative sono previste anche in Italia, Grecia e Polonia, mentre la Spagna dovrebbe dire addio al carbone l’anno prossimo.

Tra il 2016 e il 2023, la generazione elettrica da carbone si è dimezzata (-327 Twh) a fronte di un aumento analogo di energia eolica e solare (+354 TWh).
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 09-02-2024, 13:19   #2307
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Il 2024 parte già con un record negativo sul fronte del surriscaldamento globale: il primo mese dell’anno è stato il gennaio più caldo mai registrato. Non solo: il periodo febbraio 2023-gennaio 2024 passa alla storia come il primo periodo di 12 mesi in cui le temperature hanno superato di oltre 1,5 gradi la media del periodo preindustriale (1850-1900). Lo sforamento è stato di 1,52 gradi: anche questo un record, secondo i dati diffusi ieri dal servizio di monitoraggio dei cambiamenti climatici dell’Unione Europea Copernicus (C3S).

Con gennaio 2024, che ha fatto registrare una temperatura media di 1,66 gradi superiore agli stessi mesi del periodo preindustriale, si allunga a otto la striscia consecutiva di mesi con temperature record. Come temuto, si conferma il trend del 2023, che è stato l’anno più caldo di sempre, con temperature medie più alte di 1,48 gradi. All’effetto serra, causato dai gas inquinanti generati dalle attività umane, si somma il fenomeno del Niño, che ha appena toccato il suo picco. Il 2024 si candida pertanto a battere il record appena segnato dal 2023.

Quello di 1,5 gradi è un tetto significativo: l’Accordo di Parigi del 2015, sulla lotta al cambiamento climatico, raccomanda di contenere il più vicino possibile a quel livello l’aumento delle temperature globali a fine secolo (rispetto ai livelli preindustriali), per prevenire le conseguenze più gravi. Lo sforamento negli ultimi 12 mesi non significa ancora che l’obiettivo sia stato mancato, poiché il trattato fa riferimento a una media di lungo periodo e non a un singolo anno.

È però l’ennesima indicazione che il termometro del pianeta sta andando in quella direzione: diversi studi ritengono che fermare l’aumento delle temperature medie globali vicino al tetto raccomandato dalla scienza sia già un obiettivo fuori portata.
«Senza un considerevole taglio delle emissioni nei prossimi anni - ha affermato Stephanie Roe, scienziata a capo del programma Wwf per il clima - supereremo la soglia di 1,5 gradi a lungo termine nel prossimo decennio e dovremo affrontare sfide e costi ancora maggiori per riportare le temperature al di sotto di tale livello. Più le temperature aumentano, più estremi saranno gli impatti dei cambiamenti climatici e più alto sarà il rischio di effetti irreversibili».

Per Sir David King, fondatore e presidente del Climate Crisis Advisory Group, «il superamento della soglia di 1,5 gradi per un intero anno è il canarino nella miniera di carbone del collasso climatico globale».

«Ci stiamo dirigendo verso una catastrofe, dobbiamo cambiare radicalmente il modo di produrre e consumare energia entro pochi anni», ha dichiarato il ministro danese per il Clima, Dan Jorgensen.

Agli appelli a tagliare il più in fretta possibile le emissioni di gas serra, fanno però da contraltare le resistenze e le proteste di lobby e categorie che si oppongono alle necessarie trasformazioni. E che in Europa stanno facendo arretrare l’attuazione del Green Deal.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 13-02-2024, 12:31   #2308
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Mi permetto di segnalare questa stupenda e approfondita ricerca del duo Ghiselli - Randi sul tornado del 22.07.2023.

http://www.nimbus.it/archivio_file/2...i-Ghiselli.pdf
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 13-02-2024, 21:10   #2309
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Come osservatorio meteo Torricelli di Faenza stiamo organizzando una conferenza meteo con illustri relatori Pierluigi Randi(GIGIO) e Roberto Ghiselli(ANNI 80)

IL TEMA: EVENTI ESTREMI CLIMATICI,ALLUVIONI E TORNADO IN ROMAGNA.

LA SERATA CI SARA' VENERDI 1 MARZO ALLE ORE 21 PRESSO IL MUSEO MALMERENDI DI FAENZA IN VIA MEDAGLIE D'ORO 51.


Vi aspettiamo numerosi!
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www.meteofaenza.it
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Vecchio 15-02-2024, 08:32   #2310
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«Il mondo inassicurabile», lo chiama il Financial Times. Con costi ormai troppo alti sia per chi deve risarcire i danni che per chi deve pagare le polizze, in particolare sulla casa. Benvenuti (si fa per dire) sula pianeta Terra ai tempi dei cambiamenti climatici. «Il riscaldamento globale sta rendendo gli eventi meteorologici estremi come tempeste, inondazioni e incendi più frequenti e gravi, e quindi sempre più difficili da coprire per il settore. Man mano che le imprese assicuratrici escono da alcuni settori e richiedono premi più alti in altri, la copertura assicurativa sulla casa a prezzi accessibili – per molti una spesa annuale essenziale, spesso una condizione del loro debito ipotecario – diventa sempre più difficile da garantire. Il quadro globale spiega il perché. Una serie di quattro anni consecutivi in cui le perdite assicurative complessive dovute a catastrofi naturali hanno superato i 100 miliardi di dollari — in passato segno di un anno particolarmente negativo — ha spaventato i dirigenti. Tutto ciò aggiunge maggiore urgenza e attenzione a una sfida da tempo prevista dagli attivisti ambientali: che il cambiamento climatico renderà alcune parti del mondo non assicurabili». Chi lavora nel settore ha ormai messo da parte ogni negazionismo climatico, arrendendosi all’evidenza. «I dirigenti di alto livello del settore sono ormai inequivocabili nel creare un collegamento tra il riscaldamento globale provocato dall’uomo e i problemi di accessibilità delle assicurazioni. “Se ci pensate, questa è la prima volta che presentiamo i conti del cambiamento climatico ai consumatori”, ha detto a gennaio ai delegati del forum di Davos Christian Mumenthaler, amministratore delegato di Swiss Re, uno dei più grandi riassicuratori del mondo. L’aumento dei premi assicurativi rappresenta una sorta di prezzo del carbonio per i consumatori, ha sostenuto, con costi più elevati derivanti dal “vivere nel modo in cui viviamo”. Poi ha aggiunto: “Ma ovviamente [ai consumatori] non piace e ai politici non piace”».
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Jacob Burckhardt
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