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Vecchio 10-06-2023, 19:42   #1961
campaz
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Lascienzah profetizza che nel 2107 ci saranno 1,59 gradi in più, ma intanto, dopo un mese di discussioni di espertoni vari, io non ho ancora capito se gli alberi negli alvei facciano bene o facciano male
Io non ho titolo di studio, per cui il mio parere non vale nulla, ma anche senza laurea ho studiato la materia idraulica perché mi appassiona molto, da bambino già uscivo per i campi a guardare l'acqua che correva per i fossi e canale, da sempre lavoro con passione per bonificare le terre, fare impianti d'irrigazione, conosco le leggi della fisica idraulica che si usa per costruire un impianto irriguo. Pressioni, sezioni, portate, perdite di carico, ecc...
Pensa che dopo la piena del 3 maggio, sono stato sul marzeno,
dai segni lasciati dalla piena in un ponte sopra a Faenza sul fiume Marzeno, ho calcolato quant'acqua passava, calcoli approssimativi certo, ma misurando la differenza di livello tra prima e dopo il ponte, che erano circa 30 cm, con una formula matematica che ho su un vecchio libro di un corso d'idraulica che fece mio babbo da giovane, prendendo i 30 cm (0,3m) che è la pressione in metri, moltiplicando per 19,6, poi radice quadrata, salta fuori la velocità In m/s.
Il risultato era circa 2,4 m/s
Poi calcolando la sezione delle luci del ponte, circa 100 m2 ho calcolato che passavano circa 240 m3s, dopo che ne tracimavano anche poco più a monte allagando una parte di Faenza, poi si aggiunge il Lamone a Faenza che ha un bacino di scolo che è più del doppio rispetto al Marzeno. Alla fine ho stimato che a Faenza al 3 maggio potessero passare 700/800 m3s.
Invece al 16 maggio credo si possa essere arrivati tranquillamente oltre i 1000m3s, in un fiume che già con 700/800 del 3 maggio era già al punto di tracimazione.

Ho anche calcolato quanta pioggia scivola via nel bacino del fiume Lamone piovendo a un ritmo di 5mm/h. Conto molto semplice che può fare chiunque, prendi quanta pioggia cade al secondo al m2, la moltiplichi per i m2 del bacino che sono 700 milioni di m2 e il conto è fatto.
Il risultato a 5mm/h è quasi 1.000 m3/s, ammesso che scivoli via tutta senza essere assorbita per nulla dal terreno e che la pioggia abbia una durata di tante ore in modo che la goccia di pioggia che cade sul crinale di confine con la Toscana deve arrivare a Faenza mentre sta piovendo ancora anche a Faenza, in tale modo viene a sommarsi tutta la pioggia come nel conto che ho fatto.

Detto ciò, so anche, da quello che ho studiato sull'idraulica, che la chioma degli alberi, rallentando la velocità, fa si che l'acqua debba alzare in altezza per compensare la perdita di velocità.

Non finisce qui, sono anche un gran osservatore dei miei fiumi, più il Montone a dire il vero, siccome ci sono nato e coltivo confinante con esso, in questo maggio ho girato molti argini, anche con divieti, ma a piedi io vado a vedere ovunque e comunque, solo guardando con criterio ci si rende conto perfettamente come rompe un fiume, ebbene, in tutte le rotte che ho visto (tante, almeno 10) si vedono anche i segni del sormontamento arginale nei pressi delle rotte, segno che prima di rompere c'è sempre stato lo straripamento con la conseguente successiva erosione esterna all'argine che lo divora fino ad apire una breccia.

In conclusione, io sono fermamente convinto che gli alberi dentro l'alveo dei fiumi nella nostra pianura (dove cmq le pendenze sono piccole e quindi le velocità sono ridotte da non creare cmq problemi di erosione interna) siano dannosi siccome aumentano il livello in altezza delle piene, in particolar modo al centro del fiume dove l'acqua deve correre e nelle zone dove i fiumi sono più stretti. A ridosso degli argini, dove l'acqua rallenta già di per sé a causa dell'attrito con le sponde il problema è sicuramente minore. Viceversa, può essere vantaggioso, avere alberi nella parte esterna all'alveo.
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Vecchio 12-06-2023, 06:54   #1962
sanpei
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Milena Gabanelli, Corriere della Sera.

In Romagna dal 1 al 17 maggio sono caduti 5 miliardi di metri cubi d’acqua, con 32 mila sfollati, 15 morti, 8 miliardi i danni quantificati finora. I modelli climatici stabiliscono che un evento di questa portata si verifica ogni 200 anni. Ce ne sono stati due nel giro di 15 giorni. Vuol dire che la difesa del territorio andrà interamente riprogettata perché non sappiamo cosa ci attende. Nel mentre i romagnoli spalano e cercano di tornare a una normalità, ma non sanno quando ripartirà la ricostruzione perché il Commissario, che la deve gestire, ancora non c’è.
Mentre la popolazione veniva evacuata con i gommoni, sui giornali e nei talk politici e opinionisti hanno subito fatto il paragone con l’alluvione a Vaia (Veneto) del 2018: «lì sono piovuti 700 mm d’acqua, in Romagna fra i 300 e i 600 mm, ma il Veneto non si è allagato perché aveva costruito i bacini di laminazione, mentre in Romagna solo in parte». Il primo a dire che i due eventi in comune hanno solo il fatto che non si era mai visto nulla di simile è stato proprio il presidente del Vento Zaia. A Vaia il temporale, durato 3 giorni, si è abbattuto in quota (con un uragano che ha distrutto 42 milioni di alberi) dove nascono i grandi fiumi in grado di accogliere molta acqua: il Piave, il Tagliamento e l’Adige, con un canale scolmatore che riversa nel Garda. In Romagna i 500 mm sono caduti in poche ore, in due eventi ravvicinati, sulle colline e su decine di torrenti e piccoli fiumi con difficoltà di deflusso in pianura e le onde dell’Adriatico alte 3 metri a fare da diga. E su un terreno che era diventato cemento dopo due anni di siccità. «Se tutte le vasche di contenimento in progettazione fossero state tutte operative avrebbero potuto limitare un po’ i danni, ma non trattenere quelle quantità» sostengono tutti i geologi e ingegneri idraulici sentiti.
Nella provincia di Forlì-Cesena: due casse sul Fiume Savio, otto sul Ronco; quattro vasche di laminazione nel punto di confluenza del Montone e del Rabbi; sul Montone quattro casse in progettazione e non ancora finanziate dallo Stato. In provincia di Ravenna: due casse sul Fiume Senio e su una il proprietario ha fatto ricorso. Delle 14 opere realizzate a 6 mancano i lavori che consentono la fuoruscita nei periodi di siccità, ma sono da considerare in questo caso tutte operative proprio perché in grado di accogliere acqua. Sempre in provincia di Ravenna, sul Lamone e Santerno, si sta cercando di capire dove farle perché sono aree completamente insediate e, sia le vasche che le casse, occupano spazi che vanno dai 10 ai 30 ettari. Vuol dire espropri di terreni, di attività e indennizzi. Considerando le incertezze dei profondi eventi climatici, chi decide cosa? La Regione programma, il ministero dell’Ambiente dà i soldi in base a criteri di priorità, poi l’attuazione passa in capo all’Agenzia Sicurezza Territoriale e Protezione Civile regionale che delega il suo ufficio provinciale che, a sua volta, deve avere l’ok dal Comune interessato. E qui dipende dagli interessi che ci sono in ballo e dal gradimento dei comitati.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 12-06-2023, 12:21   #1963
campaz
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. In Romagna i 500 mm sono caduti in poche ore, in due eventi ravvicinati, sulle colline e su decine di torrenti e piccoli fiumi con difficoltà di deflusso in pianura e le onde dell’Adriatico alte 3 metri a fare da diga. E su un terreno che era diventato cemento dopo due anni di siccità. «Se tutte le vasche di contenimento in progettazione fossero state tutte operative avrebbero potuto limitare un po’ i danni, ma non trattenere quelle quantità» sostengono tutti i geologi e ingegneri idraulici sentiti.
1)poche ore sono comunque 70 ore.
2)una diga alta 3 metri alla foce non ho mai capito che problema possa dare a Faenza che è 30 metri slm, Reda 20 metri slm, ma anche Forlì è ben sopra a questa diga di 3 metri. Tra l'altro c'è già tutto l'anno nel fiume Montone una diga di 3 metri a San Marco.
Basterebbe guardare gli idrometri, alla sera mentre tracimava il fiume a Faenza, a Mezzano il Lamone era ancora vuoto, così come il Montone a San Marco. I fiumi tracimavano che al mare nemmeno c'era ancora arrivata la piena.
3)secchi come il cemento dopo i 600 mm da novembre a Marzo, boh, poi come ho già detto in messaggi precedenti, sono bastati 250 mm per farli diventare saturi, oltretutto scivolando anche via per impermeabilità.

Qui le leggi della fisica sono andate a farsi benedire... ma proprio quelle base, le complesse non le conosco quindi non posso dire nulla, ma sentire certe boiate su cose tanto ovvie, mah
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Vecchio 13-06-2023, 11:25   #1964
sanpei
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Per arricchire il dibattito su “argini più alti o casse di espansioni” allego un documento commissionato nel 2010 dall’Autorità dei bacini regionali romagnoli, denominato: “Valutazione delle possibilità di laminazione delle piene del fiume Lamone a monte del tratto arginato”
Abbiamo rintracciato un importante documento risalente all’ottobre 2010: “Valutazione delle possibilità di laminazione delle piene del fiume Lamone a monte del tratto arginato”, uno studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna al Prof. Ing. Armando Brath. (Professore ordinario Dipartimento di Ingegneria Civile Università di Bologna). Rilevando un quadro di rischio idraulico piuttosto serio lungo il tratto d’asta del Fiume Lamone compreso tra Pieve del Tho e lo sbocco al mare, lo studio si dedicò, tra gli altri, all’individuazione di alcune aree che si prestassero alla realizzazione di casse di espansione artificiali delle piene. Bene, sul Lamone le aree individuate come sede di casse di espansione furono due, di fatto fra loro contigue, poste nei pressi della località Molino del Rosso; mentre altre due casse furono individuate sul Marzeno per laminare l’onda in ingresso alla confluenza con il Lamone. .... Lo studio si pose quindi l’obiettivo di fornire una prima valutazione degli effetti di tali casse e delle potenzialità che esse avrebbero offerto ai fini della mitigazione del rischio alluvionale e del miglioramento del livello di sicurezza idraulica del territorio, simulando due eventi, uno a ricorrenza 30-ennale (portata massima a valle confluenza Lamone Marzeno di circa 650 mc/s) e l’altro a ricorrenza 200-ennale (portata massima a valle confluenza Lamone Marzeno di oltre 900 mc/s). Ovviamente, nel rapporto sono numerosi i dati e i grafici utilizzati per dare una rigorosa risposta al problema posto. Ci limitiamo a riportarne uno: l’effetto degli interventi proposti sulla riduzione dei massimi livelli idrici di piena: nell’evento 30-ennale si attesta sui 70 – 80 cm (in pratica un abbassamento del livello di piena) in tutto il tratto a valle della confluenza con il Marzeno fino all’abitato di Mezzano; nell’evento 200-ennale si attesta sui 90 – 110 cm nel tratto a valle della confluenza con il Marzeno fino a Reda. In entrambi i casi, dunque, un effetto di proporzioni notevoli. Tuttavia, non è possibile, con il volume di laminazione reso disponibile dalle 4 casse, raggiungere la sicurezza completa, per i due eventi simulati, in tutto il corso del Lamone nel tratto da Faenza alla foce. Lo studio stimava che il volume di laminazione dovesse essere più che raddoppiato. I risultati ottenuti in questo studio sono da considerare solo indicativi delle effettive potenzialità di laminazione offerte dal sistema fluviale nel suo complesso. Una base necessaria per un successivo approfondito progetto di intervento sul territorio. Che però non si è mai attuato. Per quale ragione, ci chiediamo, tredici anni fa fu programmato questo specifico e dettagliato studio, se poi, nonostante contenesse un’accentuazione degli allarmi idrogeologici, niente ne è conseguito?
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 13-06-2023, 11:27   #1965
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Ricordo che la lama di tracimazione a Faenza è stata alta almeno 150 cm per oltre sei ore, e dai calcoli di Campaz la portata sotto il ponte delle Grazie superava i 1000 mc/s.

Quindi anche con le casse completate non saremmo stati al sicuro al 100% ma di certo la situazione sarebbe stata più gestibile.

L'evento del 16 maggio era superiore a quello considerato con ricorrenza a 200 anni....peccato che ora bisogna considerali a cadenza molto più ravvicinata per i noti motivi.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 14-06-2023, 00:28   #1966
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Quindi le piene a statistica trentennale le danno a quasi 700m3/s e quelle duecentennali a quasi 1000 m3s. I miei calcoli erano molto approssimativi basati sulla sezione delle luci di un ponte sul Marzeno e il dislivello che aveva fatto l'acqua tra entrata e uscita dal ponte. Ma noto con piacere che la mia stima si è sbagliata di poco, anzi, non credevo di sbagliare di così poco
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Vecchio 14-06-2023, 07:02   #1967
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Calcoli esatti, resta il problema di dove mettere tutta quell'acqua...
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 14-06-2023, 08:09   #1968
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Calcoli esatti, resta il problema di dove mettere tutta quell'acqua...
Un circa 15% lo si guadagna aumentando la sezione alzando 1 metro di argine,.
Un altro 15% credo lo si possa guadagnare tranquillamente aumentando la velocità dell'acqua pulendo i fiumi,
Molto difficile da dire quanto può aumentare la velocità pulendo il fiume, non tutti i tratti erano sporchi, in alcuni tratti le chiome ad altezza acqua sono anche poche. Ma con i miei occhi ho visto anche vere e proprie giungle, lunghi tratti in cui non si vede il fiume da argine a argine, ci sono situazioni in cui la portata può essere stata rallentata anche di un 20% sicuro.
Il fatto è che un tratto lasciato a modello giungla, influisce anche sul livello a monte se le pendenze sono irrisorie come da noi in pianura, a volte a un occhio inesperto può sembrare di avere un fiume pulito, ma se c'è un tratto lasciato a giungla per 3km subito più a valle, quel rallentamento del flusso mi aumenta il livello della piena anche subito a monte dove il fiume è apparentemente pulito.
Ripeto: io parlo delle chiome dentro il flusso di piena nella nostra pianura, dove il problema non è la troppa velocità che erode gli argini, ma è la scarsa velocità che fa montare di livello le piene fino a esondare e successive e conseguenti brecce negli argini dovute alla tracimazione.

Poi c'è anche la possibilità di limare alcune ore più critiche di piena con le casse d'espansione.

Io credo che con tutta una gestione appropriata un 30% di portata lo si può guadagnare senza chissà quali sconvolgimenti, serve lavorare a rinforzare gli argini e lavoro costante di manutenzione a partire dalla foce.
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Vecchio 14-06-2023, 09:11   #1969
sanpei
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Ti ricordo che alzare gli argini comporta rifare tutti i ponti ... non è cosa immediata.
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Jacob Burckhardt
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Vecchio 14-06-2023, 10:38   #1970
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Ti ricordo che alzare gli argini comporta rifare tutti i ponti ... non è cosa immediata.
A Faenza quasi tutti i ponti hanno ancora quasi un metro, c'è ancora posto.
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