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Vecchio 20-04-2020, 14:29   #961
Claudio67
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Esatto quindi non è la densità abitativa ma quella industriale legata alla stasi atmosferica...insomma la Padania è il posto peggiore dove mettere industrie in Italia almeno dal punto di vista ambientale.
Quindi tu proponi di chiuderle?
Spero ben di no.
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Vecchio 20-04-2020, 14:35   #962
scarpasot
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Ad esempio se si deve costruire un inceneritore farlo in pianura padana è stupido, andrebbe preferibilmente costruito in un posto ventilato

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Vecchio 20-04-2020, 15:42   #963
sanpei
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A Correggio quanto vento tira ?
A parte gli scherzi, gli inceneritori vanno costruiti vicino a dove si producono i rifiuti, trasportarli per migliaia di chilometri come avviene ora produce mille volte più inquinamento della loro combustione. Ovviamente gli inceneritori devono essere di ultima generazione coi migliori filtri disponibili ....
E inoltre è sempre meglio spingere sul riciclo e sulla raccolta differenziata, lasciare agli inceneritori la minor parte possibile ....
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Vecchio 20-04-2020, 17:02   #964
scarpasot
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A correggio vento zero, per questo ogni schifezza rimane in eterno e bisognerebbe pensarci due volte prima di immeterne.

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Vecchio 20-04-2020, 17:16   #965
RG62
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...insomma la Padania è il posto peggiore dove mettere industrie in Italia almeno dal punto di vista ambientale.

Le industrie ti tocca metterle anche dove ci sia gente che abbia voglia di lavorare
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Vecchio 20-04-2020, 17:20   #966
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Le industrie ti tocca metterle anche dove ci sia gente che abbia voglia di lavorare
Hai ragione e se il posto fa schifo è un incentivo in più al lavoro😂

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Vecchio 20-04-2020, 19:04   #967
sanpei
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Le industrie ti tocca metterle anche dove ci sia gente che abbia voglia di lavorare
Quindi a Rimini ? Ovviamente scherzo ...ma certe industrie particolarmente inquinanti andrebbero localizzate con estrema attenzione ...non dove al padrone gli fa comodo...
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Vecchio 21-04-2020, 05:51   #968
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Grazie gelo

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Vecchio 21-04-2020, 16:31   #969
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Interessanti considerazioni di un grande urbanista:

STEFANO Boeri ha un nuovo amico, ed è un merlo, che va a becchettare sereno sul suo balcone (l’architetto non vive nel suo Bosco Verticale, ma in un palazzo nel centro di Milano). Nelle città vuote gli animali perdono la timidezza, ieri mattina a Pavia c’erano due cervi che si specchiavano nelle vetrine. Ora, tutto questo c’entra con la nostra attuale vita di rinchiusi, che guardiamo e sogniamo un fuori che al momento ci è vietato, e pensiamo anche con angoscia a quello che succederà.
Chi abita in città vorrebbe stare in campagna, mai come ora si desidera un giardino, un pezzo di orto, un fuori.

«Mai come adesso ho visto a Milano tanti balconi verdi, e logge, terrazzi, perché il balcone è uno spazio vitale. Tutti hanno capito che il verde è un tema importante. Ma in Inghilterra già si prevede una grande spinta verso l’abbandono delle zone più densamente abitate. Succederà anche in Italia, chi ha una seconda casa ci si trasferirà – abbiamo ormai capito le potenzialità del lavoro a distanza – o ci passerà periodi più lunghi. Ma questo processo andrà governato. Servirebbe quindi una campagna per facilitare la dispersione, e anche una ritrazione dall’urbano, per lasciare spazio ad altre specie viventi. Poi, l’Italia è piena di borghi abbandonati, da salvare. Abbiamo un’occasione unica per farlo».

Ci trasferiremo tutti in campagna?
«Io penso a un grande progetto nazionale: ci sono 5800 centri sotto i 5mila abitanti, e 2300 sono in stato di abbandono. Se le 14 aree metropolitane adottassero questi centri, con vantaggi fiscali e incentivi… E già ci sono luoghi meravigliosi dove ti danno la casa in un centro storico a un euro, in Liguria, e lungo la dorsale appenninica».

Ma lei, non è angosciato dal fuori che ci aspetta, e di come sarà?
«Io penso che non bisogna lasciarsi deprimere, e che questa esperienza ci costringe e ci permette di ripensare tante cose. Naturalmente bisognerà evitare che la sorveglianza digitale e le barriere prevalgano sulle nostre vite, ma uscire da questa tragedia senza capirne le concause, questo sarebbe un vero spreco».

Allora parliamo di concause.
«Tanto per cominciare, i dati sulle polveri sottili, che fanno paura. La fragilità polmonare di chi vive in aree ad alta densità di particolato, è facilmente assimilabile al contagio. Nelle città serve un progetto che parta dalla riduzione forte delle auto, e quindi della sezione stradale, e un deciso passaggio all’elettrico, con incentivi, rottamazioni».

Tutto questo per creare salute, ma anche spazio.
«Certo, perchè dovremo portare tutto all’esterno. I negozi dovranno avere dei dehors, lo spazio chiuso è pericoloso in caso di pandemia. Ma anche lì, bisognerebbe togliere le tassazioni per chi occupa uno spazio esterno. Serve aria, il virus all’aria non sopravvive. Quindi, più spazio per noi, meno per le auto».

Gli spazi sono tutti da ripensare.
«Sì, ma siamo facilitati rispetto ad altri Paesi, Francia, Inghilterra Germania, noi abbiamo una storia di cultura all’aperto».

E i grattacieli? Avranno ancora un senso?
«Vanno ripensati. L’ascensore, che è un elemento fondamentale di vita di una torre, dovrà avere un’areazione continua, e gli ultravioletti suggeriti da Fuksas sono un’ottima idea. Gli spazi comuni dovranno essere più ampi, e di più. Più pianerottoli, più atri e ascensori, quindi. In Corea stanno anche studiando una app che permette di prendere l’ascensore sempre da soli. Il tetto sarà la quinta parete, molto passerà da lì, e penso all’uso dei droni».

Molti pensano che le città siano finite, perché congestionate, ultrapopolate, quindi pericolose.
«Sarà importante disincronizzare i tempi degli uffici pubblici e delle scuole, per evitare i grossi flussi dei pendolari. Sarà decisivo ripensare il fuori, togliendo spazio alle auto, puntando sul verde. Così è stato a New York, a metà Ottocento: la popolazione si era quadruplicata, e non c’era più spazio, e la densità non funziona. Il paesaggista e urbanista Olmsted realizzò così Central Park, un parco gigantesco che è nato da una preoccupazione igienica».
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Vecchio 21-04-2020, 18:42   #970
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STEFANO Boeri ha un nuovo amico, ed è un merlo, che va a becchettare sereno sul suo balcone (l’architetto non vive nel suo Bosco Verticale, ma in un palazzo nel centro di Milano). Nelle città vuote gli animali perdono la timidezza, ieri mattina a Pavia c’erano due cervi che si specchiavano nelle vetrine. Ora, tutto questo c’entra con la nostra attuale vita di rinchiusi, che guardiamo e sogniamo un fuori che al momento ci è vietato, e pensiamo anche con angoscia a quello che succederà.
Chi abita in città vorrebbe stare in campagna, mai come ora si desidera un giardino, un pezzo di orto, un fuori.

«Mai come adesso ho visto a Milano tanti balconi verdi, e logge, terrazzi, perché il balcone è uno spazio vitale. Tutti hanno capito che il verde è un tema importante. Ma in Inghilterra già si prevede una grande spinta verso l’abbandono delle zone più densamente abitate. Succederà anche in Italia, chi ha una seconda casa ci si trasferirà – abbiamo ormai capito le potenzialità del lavoro a distanza – o ci passerà periodi più lunghi. Ma questo processo andrà governato. Servirebbe quindi una campagna per facilitare la dispersione, e anche una ritrazione dall’urbano, per lasciare spazio ad altre specie viventi. Poi, l’Italia è piena di borghi abbandonati, da salvare. Abbiamo un’occasione unica per farlo».

Ci trasferiremo tutti in campagna?
«Io penso a un grande progetto nazionale: ci sono 5800 centri sotto i 5mila abitanti, e 2300 sono in stato di abbandono. Se le 14 aree metropolitane adottassero questi centri, con vantaggi fiscali e incentivi… E già ci sono luoghi meravigliosi dove ti danno la casa in un centro storico a un euro, in Liguria, e lungo la dorsale appenninica».

Ma lei, non è angosciato dal fuori che ci aspetta, e di come sarà?
«Io penso che non bisogna lasciarsi deprimere, e che questa esperienza ci costringe e ci permette di ripensare tante cose. Naturalmente bisognerà evitare che la sorveglianza digitale e le barriere prevalgano sulle nostre vite, ma uscire da questa tragedia senza capirne le concause, questo sarebbe un vero spreco».

Allora parliamo di concause.
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Tutto questo per creare salute, ma anche spazio.
«Certo, perchè dovremo portare tutto all’esterno. I negozi dovranno avere dei dehors, lo spazio chiuso è pericoloso in caso di pandemia. Ma anche lì, bisognerebbe togliere le tassazioni per chi occupa uno spazio esterno. Serve aria, il virus all’aria non sopravvive. Quindi, più spazio per noi, meno per le auto».

Gli spazi sono tutti da ripensare.
«Sì, ma siamo facilitati rispetto ad altri Paesi, Francia, Inghilterra Germania, noi abbiamo una storia di cultura all’aperto».

E i grattacieli? Avranno ancora un senso?
«Vanno ripensati. L’ascensore, che è un elemento fondamentale di vita di una torre, dovrà avere un’areazione continua, e gli ultravioletti suggeriti da Fuksas sono un’ottima idea. Gli spazi comuni dovranno essere più ampi, e di più. Più pianerottoli, più atri e ascensori, quindi. In Corea stanno anche studiando una app che permette di prendere l’ascensore sempre da soli. Il tetto sarà la quinta parete, molto passerà da lì, e penso all’uso dei droni».

Molti pensano che le città siano finite, perché congestionate, ultrapopolate, quindi pericolose.
«Sarà importante disincronizzare i tempi degli uffici pubblici e delle scuole, per evitare i grossi flussi dei pendolari. Sarà decisivo ripensare il fuori, togliendo spazio alle auto, puntando sul verde. Così è stato a New York, a metà Ottocento: la popolazione si era quadruplicata, e non c’era più spazio, e la densità non funziona. Il paesaggista e urbanista Olmsted realizzò così Central Park, un parco gigantesco che è nato da una preoccupazione igienica».
Si legge tutto e il contrario di tutto di quello che sarà il futuro.
Lo smart working in campagna è una bella illusione perchè per collegarsi bisogna avere infrastrutture, fibra, 5G e in campagna siamo messi malino.
Ah, che bello svegliarsi al mattino col canto del gallo, fare una sana colazione all'aperto per poi andare ad accendere il pc e accorgersi di non riuscire a mandare un byte al di fuori della propria aia.
Ho sempre pensato che da forti shock si possano fare passi avanti nella qualità della vita e nella storia è spesso stato così, ma questa volta abbiamo una classe politica di un livello culturale sotto la media del paese,che fino a fine gennaio faceva l'occhiolinoai NO VAX, NO TAV, NO TAP, se il paese migliorerà non sarà certo per i politici che abbiamo (vale per tutte e tre le sponde, senza distinzione alcuna).
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