Adesso però qualcosa sembra essere cambiato. La crisi climatica potrebbe essere arrivata a quello che gli esperti chiamano «tipping point», un punto di svolta. E i suoi effetti sono diventati improvvisamente molto più evidenti. La giornata di martedì in Italia — con il Nord martoriato dal maltempo che ha ucciso una ragazza di 16 anni e il Sud stretto nella morsa di temperature invivibili e assediato dagli incendi che hanno causato quattro morti — è stata una prova di apocalisse climatica, capace di mostrare con la sintesi della tragedia gli effetti di quei cambiamenti climatici che molti si sono a lungo ostinati a negare. Lo ha notato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il problema non è, ovviamente, il verificarsi di eventi estremi (quelli ci sono sempre stati), ma la frequenza e l’intensità con cui si verificano. Negli anni 70 gli eventi meteorologici estremi in Europa erano 46 all’anno. Nell’ultimo decennio, rileva l’European Severe Storms Laboratory, sono saliti a diecimila all’anno.
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“La negazione della complessità è l’inizio della tirannia”.
Jacob Burckhardt
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