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Vecchio 27-12-2020, 13:57   #672
roberto74
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Riporto alcuni articoli che leggevo nella storica rivista AER negli anni '90.

L’altitudine rappresenta, nella nostra regione, il fattore più determinante per avere neve:Il rilievo determina precipitazioni più abbondanti a causa del sollevamento forzato delle masse d’aria umida con conseguente condensazione; soprattutto quando i venti spirano da Nord-Est, perpendicolari alla catena appenninica, l’effetto di sollevamento dei fronti si manifesta in questo caso anche sulle zone pedemontane sopravento ai rilievi. La disposizione del rilievo determina poi la maggiore o minore esposizione alle masse d’aria di diversa provenienza che possono favorire o sfavorire la nevosità. L’abbondanza delle precipitazioni nevose è generalmente connessa alla continentalità, mentre la vicinanza del mare rappresenta un fattore inibitore per la maggior mitezza del clima durante la stagione fredda.

Varie possono essere le situazioni meteorologiche che portano precipitazioni nevose sulla regione, le nevicate di una certa rilevanza sono però legate sostanzialmente a tre tipi di tempo. Il primo, e più importante, è legato a circolazioni depressionarie chiuse posizionate sulle regioni centrali italiane con concomitante afflusso di aria fredda al suolo da Nord-Est, e di aria calda in quota dai quadranti meridionali; in tale situazione si verificano precipitazioni abbondanti su tutta la regione, e in particolare sull’ area montana e pedemontana che risente dell’azione di sollevamento delle masse d’aria prodotta dalla catena appenninica; la temperatura si mantiene bassa a causa dell’aria fredda al suolo, per cui le precipitazioni risultano spesso a carattere nevoso nei mesi invernali, anche nelle zone di pianura. La seconda situazione è legata ad afflussi di aria calda e umida in quota in scorrimento su uno strato di aria fredda preesistente, ciò si verifica quando l’anticiclone freddo si ritira cedendo il passo a una saccatura atlantica; questo tipo di tempo è il più propizio alle nevicate sulle Alpi e sulle zone prealpine, che risentono maggiormente dell’azione di sollevamento prodotta dall’arco alpino stesso sui venti meridionali; le nevicate possono estendersi all’Emilia Romagna se le temperature al suolo e in quota lo consentono, in tale situazione risultano comunque più probabili sul settore occidentale della regione e alle quote appenniniche. La terza situazione è legata a irruzioni di aria di origine artica da Nord o da Nord-Est, che interessano le regioni adriatiche nella stagione invernale, in tali situazioni si possono avere nevicate e rovesci di neve più frequenti sulla Romagna dove possono interessare anche le zone costiere.

Nevosità media annua
Secondo i dati forniti dal Ministero dei Lavori Pubblici relativo al periodo 1921-1960, sul territorio regionale il valore minimo, inferiore a 10 cm, si riscontra nella zona del delta padano, più lontana dai rilievi, esposta agli influssi marini e alle correnti sciroccali; tutta la fascia costiera riceve, comunque, apporti nevosi inferiori o uguali a 20 cm; mentre però a Sud la nevosità aumenta rapidamente procedendo verso l’interno per effetto dei rilievi, a Nord, lungo l’asse padano, la curva di livello di 20 cm taglia la città di Ferrara, ne consegue che Rimini riceve lo stesso apporto nevoso di Ferrara, pur godendo di un clima marino, più mite. La nevosità aumenta poi regolarmente spostandosi verso Sud-Ovest, le zone di pianura che ricevono i massimi quantitativi di neve sono quelle pedemontane occidentali con valori compresi tra 40 e 50 cm all’anno e punte di oltre 75 cm nella zona di Sassuolo e Vignola, nel modenese. Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Bologna ricevono tra i 40 e 50 cm di neve all’anno, Imola, Faenza, Forlì e Cesena, tra i 30 e i 40. I valori salgono poi con regolarità passando dalla fascia collinare a quella montana; valori intorno ai 150 cm si riscontrano sia sull’alto Appennino piacentino e parmense, che su quello forlivese, valori maggiori si registrano sulle sezioni più elevate dell’Appennino reggiano e modenese, dove in corrispondenza dei monti Cimone e Cusna, si superano i 250 cm, massimo regionale. In pianura la neve rappresenta un fenomeno assai irregolare, si alternano annate nevose e altre in cui la neve si presenta solo in alcune zone e sporadicamente; sull’Appennino, invece, il fenomeno è ricorrente durante tutta la stagione invernale quando, oltre una certa quota rappresenta la forma di precipitazione prevalente, anche se, in condizioni di persistente scirocco, non mancano fenomeni piovosi anche ad alta quota; il fenomeno è concentrato da Dicembre a Marzo con i valori massimi tra Gennaio e Febbraio. È interessante osservare come le località poste intorno ai 1000 m di quota ricevano spesso quantitativi di neve superiori alle località poste alla medesima quota delle zone alpine: a Sestola e al passo del Cerreto cadono circa 230 cm di neve all’anno contro i 200 di Cortina, i 190 di Bormio, i 100 di Cavalese e i 95 di Vipiteno.

Questi tre tipi di situazioni sono sempre più rare negli ultimi anni,non dimentichiamo che proprio la durata del manto nevoso è drasticamente diminuito negli ultimi anni,causa una minore ingerenza di aria fredda e non meno importante il subentrare di correnti sciroccali immediatamente dopo un episodio nevoso anche rilevante.

Ciao raga!!!
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