Discussione: Global Warming
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Vecchio 30-05-2023, 10:52   #1909
lucapa
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Originariamente Scritto da campaz Visualizza Messaggio
Poi Sanpei, io il sul fiume ci sono nato, abbiamo la vecchia casa e i campi appoggiati al fiume Montone, di famiglia da sempre, già dal mio bisnonno si guardavano le piene dei fiumi e si facevano le ronde, mi hanno raccontato di come li pulivano una volta, di come hanno costruito gli argini. Loro toglievano gli alberi, si coltivava l'erba medica, quando si dragava il fiume, consisteva nel togliere terra da dentro per metterla a rinforzare l'argine dalla parte esterna e sopra per alzarlo di livello, in quel modo l'argine si alzava, si ingrossava e allo stesso tempo si aumentava la sezione interna del fiume. Così hanno fatto per decenni fino agli anni 70, prima con carriola e poi con scavatori quando sono arrivate le prime macchine, poi dopo gli anni 70 non si è fatto praticamente più nulla, pochissimi lavori, e adesso leggo che chi studia dice che non serve a nulla aumentare la sezione fluviale, irrobustendo e alzando gli argini.
Mah, io non credo che fossero tutti scemi fino agli anni 70.
Non mi hanno mai raccontato di aver visto un argine cedere per colpa delle erosione interne, ma sempre e solo per colpa dei tracimamente che poi lo erodono all'esterno fino a romperlo.
Tipo 1966 e anche quest'anno al 3 maggio e anche adesso nell'ultima, se uno guarda (purtroppo ormai è difficile anche solo guardare che ti bloccano ovunque) e osserva con un pochino di criterio si capisce bene come si rompe un argine. A volte può capitare che parte anche da una falla se non viene chiusa in tempo, ma io ho visto ovunque, sul Lamone e Montone i segni del sormontamento precedente alla rottura.
Sicuramente per tante cose hai ragione, un tempo gli abitanti delle campagne emiliane e romagnole sapevano distinguere un canale di scolo da uno di irrigazione, capivano a occhio se un argine era malmesso, sapevano come rafforzarlo, sapevano dove non costruire, ora se guardi il percorso del Montone o del Rabbi da satellite vedi degli scempi di cemento tipo "la casa sul fiume" a Faenza, costruito letteralmente nell’alveo della piena monosecolare del Lamone, o la zona a valle dell'argine del Rabbi a Forlì, un tempo solo orti e campi e ora tutto cementato. Zone dove l'acqua è arrivata al terzo piano. Se ad allagarsi fosse stato un territorio più libero di respirare e meno sigillato, forse ci sarebbero stati danni alle coltivazioni, ma avremmo avuto meno distruzioni, tragedie e lutti. la consapevolezza della precarietà del territorio è svanita. Oggi l’abitante medio che abita la bassa dà per scontato il paesaggio che ha attorno, mentre scontato non è, e non conosce il regime delle acque che plasma il territorio in cui vive, non sa nemmeno come si chiami il canale che passa accanto a casa, non ha la minima contezza del rischio idraulico della zona, non si fa domande vedendo edificare sulla riva di un fiume.
Ora si fa la conta dei danni, danni che proseguiranno nel tempo, le distese di fango sono un miscuglio di liquami di fogna, di sostanze inquinanti e velenose che la piena ha trovato in fabbriche, magazzini e stazioni di servizio, detersivi e altri prodotti chimici strappati alle case e ai magazzini, rifiuti scaraventati fuori da cassonetti e carcasse in putrefazione di migliaia di animali morti e tanta plastica, e chissà cos'altro. Rimarranno sui campi, nelle falde, nel mare per chissà quanto tempo.
Hai voglia dare la colpa agli ambientalisti, a chi non ha voluto una diga, il territorio è fragile e negli anni è stato devastato dall'asfalto e dal cemento, occupato anche dove non doveva
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Luca
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